Vignali (Mae): “L’Ospedale Italiano a Caracas, un obiettivo importante”

Luigi Maria Vignali, Direttore Generale degli Italiani all'Estero della Farnesina

MADRID – L’Ospedale Italiano è ormai una realtà. Ma un progetto di tali proporzioni non solo ha bisogno della spinta iniziale, e di questa si è incaricato il nostro Ambasciatore Placido Vigo, ma anche, anzi soprattutto, delle risorse finanziarie per potersi mantenere e sviluppare nel tempo.

– Il progetto dell’Ospedale italiano è un obiettivo importante che vogliamo sostenere e perseguire anche con un finanziamento appropriato – lo assicura alla “Voce” Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina. Lo incontriamo attimi dopo l’incontro-dibattito sull’Emigrazione Italiana in Spagna avvenuto presso la nostra Ambasciata di Madrid. Profondo conoscitore della realtà delle nostre comunità, segue con interesse lo sviluppo della crisi politica, istituzionale, economica e sociale che, come uno tsunami interminabile travolge il Venezuela e, di conseguenza, anche le nostre comunità sparse in ogni angolo del Paese.

– Abbiamo già stanziato cifre importanti per consentire l’afflusso di medicinali in Venezuela – prosegue -. Questi saranno più facili da distribuire attraverso un ospedale italiano. La struttura ospedaliera sarà molto importante per poter sostenere gli italiani più bisognosi, quelli in difficoltà. Non ci dimentichiamo del Venezuela. Anzi, sento sempre più forte la determinazione di stare vicino ai nostri connazionali di quel paese.

Se la fondazione di un ospedale per gli italiani del Venezuela interessa da vicino la nostra Collettività, il dibattito sorto dopo la polemica decisione di rinviare l’elezione dei Comites coinvolge tutti gli italiani all’estero. È per questo che chiediamo:

– Le elezioni del Comites sono state rinviate nuovamente. Cosa ne pensa?

– Il posticipo di queste elezioni – spiega – è contemplato nel Decreto Milleproroghe. Una ragione importante che ha portato al loro rinvio è sicuramente la coincidenza con il referendum costituzionale. Sono due modalità di voto diverse. I Comites si eleggono con la cosiddetta opzione inversa; il referendum invece con la modalità universale di invio dei plichi. Probabilmente il Parlamento ha temuto una interferenza tra le due consultazioni. Questa è la ragione principale per cui si è deciso di posticipare l’elezione dei Comites. Un’altra, ovviamente, è anche quella di voler preparare tali elezioni con una grande campagna informativa, che consenta una maggiore partecipazione degli italiani all’estero, magari anche con nuove modalità di voto. Ad esempio, quello elettronico.

– Quale crede, a suo avviso, possano essere le migliori formule per permettere agli italiani di esprimersi?

– Credo, intanto, che debbano partecipare – afferma -. La partecipazione, l’informazione, la conoscenza anche dei meccanismi di voto sono sicuramente veicoli importanti. È attualmente all’esame della Camera un progetto di riforma del voto all’estero. Vedremo quali saranno le determinazioni che ne scaturiranno. Credo che bisogna prendere atto che il numero degli italiani all’estero cresce e che con il sistema attuale diventa sempre più difficile farli votare. Sarà assai complesso mandare la busta a tutti gli italiani che vivono all’estero senza alcun tipo di selezione prima dell’elezione.

– Verso quale modalità siete orientati…

– Ci sono delle proposte – spiega -. C’è quella di inversione dell’opzione, cioè registrarsi prima di votare, e quella del voto elettronico.

Dai Comites alla Carta d’Identità. Quella cartacea riservata agli italiani all’estero è ormai superata. E comunque non certo adeguata ad un Paese moderno. Per questo chiediamo:

– Una delle esigenze delle nostre comunità, specialmente in Europa, è quella di una Carta d’Identità che superi ormai l’era del cartaceo e si allinei con la nuova realtà comunitaria. Qual è il bilancio dell’esperienza fatta nei tre Consolati in cui avete realizzato le prime prove? Quando potranno avere i nostri connazionali una carta d’identità come quella che si consegna in Italia?

– L’esperienza pilota – assicura – è andata molto bene. A Nizza, Atene e Vienna, i connazionali che ne hanno fatto richiesta, in poche settimane, hanno ricevuto a casa, in una busta, la carta d’identità elettronica. Nel mese di febbraio estenderemo il suo rilascio alla Francia. Cominciamo dalla Francia perché già è stato fatto a Nizza. Quindi ci è sembrato logico. Poi, via, via sarà estesa al resto dei paesi europei. Non escludiamo di poterlo fare, un domani, anche nei paesi extraeuropei. Certo ci vorranno tempi diversi e una riflessione appropriata in modo da prepararci.

Conclude:

– Credo che il ministero degli Esteri e la rete consolare stiano facendo un grande sforzo per avvicinarsi ai cittadini, per prestare loro servizi sempre più rapidi ed efficienti, servizi digitalizzati. È questo il nostro impegno nel futuro.

Mauro Bafile

 

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