Anche 35 italiani sulla nave in quarantena in Giappone

La nave di crociera Diamond Princess bloccata in quarantena al porto di Yokohama.
La nave di crociera Diamond Princess bloccata in quarantena al porto di Yokohama. (ANSA-0 EPA/JIJI PRESS JAPAN)

ROMA,.  – Ci sono anche 35 italiani sulla nave da crociera della Carnival bloccata in quarantena da alcuni giorni in un porto del Giappone dopo che a bordo sono stati segnalati alcuni casi di coronavirus, saliti ad almeno 20. Tra i nostri connazionali, 25 sono membri dell’equipaggio, incluso il comandante, e al momento non si registra nessun contagiato.

L’odissea della Diamond Princess, con un totale di 3.700 persone a bordo, di cui 2.000 giapponesi, è iniziata lunedì scorso all’approdo nella baia di Yokohama dopo una crociera di 14 giorni nel sud-est asiatico. A tutti i turisti ed al personale è stato impedito di sbarcare perché un 80enne di Hong Kong sceso dalla nave in precedenza è stato trovato positivo al coronavirus. Le autorità giapponesi hanno attivato la quarantena di due settimane ed avviato i controlli sanitari. I primi test hanno individuato 10 contagi, poi saliti a 20: 7 giapponesi, 3 americani, 3 di Hong Kong, 2 canadesi, 2 australiani, un neozelandese, un taiwanese ed un filippino, membro dell’equipaggio. Tutti trasferiti in ospedale.

Quanto agli italiani, la Farnesina ha reso noto che “tra i casi di coronavirus a bordo, al momento non risultano connazionali” ed il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha assicurato che il caso è monitorato costantemente “con grande attenzione”. Al momento la situazione sembra suggerire che per i connazionali ci sia soprattutto stress da attesa, mista alla noia di dover restare 14 giorni chiusi in cabina, così come le altre migliaia di turisti stranieri. E le 1.800 persone in quarantena su un’altra nave da crociera nel porto di Hong Kong.

“Siamo tutti un po’ in ansia, ma sereni”, ha raccontato all’ANSA la signora Marianna, moglie del comandante della Diamond Princess, Gennaro Arma, campano. “Lo sento, naturalmente, così come come ero in contatto con lui tutti i giorni precedenti. Ora qualche volta in più, certo. Ma credo sia normale”, ha riferito dalla sua casa nella penisola sorrentina, sperando che i 14 giorni passino in fretta e tutto si concluda per il meglio.

Per il resto, sulla nave le ore trascorrono lente e l’equipaggio cerca di addolcire l’attesa, ad esempio potenciando il collegamento internet. Tra gli stranieri c’è chi su Twitter non nasconde la preoccupazione, riferendo di aver sentito una forte tosse nella cabina accanto. Ma anche chi la prende con filosofia, raccontando che la nave è rifornita, gli spettacoli alleggeriscono la tensione e l’equipaggio sta trattando con le autorità per concedere l’uscita sul ponte in piccoli gruppi, indossando le mascherine, per prendere un po’ d’aria.

Procede bene, invece, il rimpatrio dalla Cina degli studenti italiani che partecipavano ad un programma di Intercultura. Il rientro degli ultimi 87 ragazzi è atteso nelle prossime ore, o al più tardi nel fine settimana, ha reso noto l’associazione.

Intercultura è poi in contatto con lo studente 17enne che avrebbe dovuto lasciare Wuhan con gli altri 56 italiani rientrati lunedì scorso e costretto a posticipare il viaggio a causa della febbre, non dovuta al coronavirus. Ora è sfebbrato e di ottimo umore, a quanto si apprende, e si lavora per farlo partire nel week-end. Tra le opzioni, un passaggio su un aéreo di un paese europeo, forse britannico.

Sul fronte dell’epidemia intanto, i morti in Cina sono saliti a 565, con i 2 a Hong Kong e nelle Filippine. I contagi oltre 28 mila. Per un vaccino ci vorrà tempo, ha ribadito l’Oms, che ha convocato per martedì una riunione dei ricercatori di tutto il mondo, inclusi i cinesi, per coordinare gli sforzi.

(di Luca Mirone/ANSA)

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