Mercato del lavoro non si muove, posti vacanti fermi

Un ragazzo davanti a una agenzia interinale, in una foto d'archivio.
Un ragazzo davanti a una agenzia interinale, in una foto d'archivio. (ANSA /FRANCO SILVI

ROMA. – La ricerca di personale da parte delle aziende si ferma. Il tasso di posti di lavoro vacanti, ovvero liberi, per cui le imprese sono a caccia di candidati, per tutto il 2019 è rimasto piatto. L’Istat in tutti e quattro i trimestri dell’anno ha segnato, infatti, un livello pari all’1,1%, che orientativamente potrebbe corrispondere, anche se l’Istituto non rilascia valori assoluti, a circa 100 mila posizioni.

Un segnale di stallo per il mercato del lavoro in un momento in cui l’industria certifica la sua crisi e anche il Pil gira in negativo. Finora il mercato del lavoro aveva retto, mostrando miglioramenti nonostante la stagnazione economica. L’ultima stima, sempre dell’Istat, sugli occupati aveva però fatto suonare un campanello di allarme (75 mila in meno a lavoro in un mese).

E ora i dati sui posti vacanti non confortano. Nel quarto trimestre l’industria è bloccata su un tasso dell’1,0%, mentre i servizi segnano una piccola risalita all’1,3%. Ma si potrebbe desumere che il decimo di punto guadagnato dal settore sui tre mesi precedenti sia più che altro frutto di arrotondamenti matematici, visto l’impatto zero sul valore complessivo (1,1%).

Eppure dopo i minimi toccati nel 2013 l’indice era progressivamente risalito toccando il suo picco nel 2018. Poi la flessione e per adesso nessun segnale di ripresa per un tasso che dagli economisti è considerato un valore in grado di anticipare le tendenze futuro, quindi quello che accadrà al mondo del lavoro nei prossimi mesi.

Detto ciò, quello fornito dall’Istat è solo un primo dato, il rilascio definitivo è previsto per metà marzo. Inoltre la statistica si basa su rilevazioni condotte su imprese sopra i 10 dipendenti. E ci sono anche indagini che vedono “rosa”: è il caso del bollettino del sistema informativo Excelsior di Unioncamere, che registra un aumento delle assunzioni in programma per gennaio. Intanto però è subentrata un’altra variabile da considerare: il coronavirus.

(di Marianna Berti/ANSA)

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