Dottorato honoris causa a Segre: “Lo dedico a mio padre”

Il magnifico rettore de La Sapieza e la senatrice Liliana Segre in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università La Sapienza, Roma
Il magnifico rettore de La Sapieza e la senatrice Liliana Segre in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'università La Sapienza, Roma, 18 febbraio 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – La libertà che solo la cultura riesce a dare, anche se si è chiusi nei campi di Auschwitz, discorrendo di storia con un professore di francese deportato o scambiando sensazioni e pensieri in latino con una coetanea, mentre si aspetta di aver rasati tutti i capelli.

Soprattutto di questo la senatrice a vita Liliana Segre ha voluto parlare davanti agli studenti, ai docenti, alla presidente del Senato, ai ministri Azzolina e Manfredi e al capo dello Stato, Sergio Mattarella, presenti a La Sapienza dove si è celebrata l’inaugurazione dell’anno accademico 2019-2020 ed è stato conferito il dottorato honoris causa in Storia dell’Europa proprio alla senatrice, che ha tenuto la Lectio magistralis “La storia sulla pelle”.

“Dedico questo riconoscimento a mio padre, l’uomo più importante della mia vita, ucciso per la colpa di essere nato”, ha detto la senatrice, che al termine della cerimonia ha abbracciato lo studente di destra Valerio Cerracchio che nel corso della cerimonia aveva parlato a nome di tutti gli studenti de La Sapienza ma che è stato nei giorni scorsi al centro di polemiche: gli studenti di sinistra non hanno apprezzato il fatto che abbia fatto lui l’intervento a nome di tutti gli universitari dell’ateneo.

“Hai il ciuffo come mio nipote…posso darti un bacio o sono troppo vecchia?”, gli ha detto sorridendo Segre. Agli studenti “da cui ho ricevuto molto più di quanto abbia cercato di dare in questi 30 anni”, durante la lectio magistralis, Segre ha citato Primo Levi, “il mio maestro, che scrisse: ‘capire, comprendere, è impossibile ma conoscere è necessario'”.

E ha messo in guardia sui rischi dell’odio: “Non c’è limite all’odio né all’indurre ad odiare, tantissimi possono essere i modi, le ragioni. I ragazzi sono straordinari, hanno la forza della vita e della scelta, è bello insegnare loro a non odiare”.

La platea l’ha applaudita a lungo e con calore. Lei ha rivelato di sentirsi “a casa, felice ma non emozionata: la giornata più emozionante è stata quando è nato il mio primo figlio”.

Lunghi applausi sono stati riservati anche al rettore, Eugenio Gaudio, per il quale la prolusione di oggi è stata l’ultima, “scadendo il mio mandato alla fine di questo anno accademico” e che ha voluto far sentire la vicinanza dell’ateneo alla comunità cinese, ricordando che uno degli assi strategici de La Sapienza per il processo di internazionalizzazione è stato quello con la Cina nel quadro del progetto della Nuova Via della Seta.

Di “nuovi, troppi episodi di intolleranza” che colpiscono l’Europa e il nostro Paese”, ha parlato la sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel suo intervento dal palco dell’auditorium dell’ateneo mentre il governatore del Lazio Nicola Zingaretti è partito dal terrore generato dal coronavirus per ribadire la centralità della scienza e della formazione universitaria, “di una nuova generazione promettente ed entusiasta per costruire il futuro. In altri campi si diffonde un virus diverso, quello della cultura dell’odio, per farvi fronte servono la cultura e la conoscenza”, ha concluso Zingaretti.

(di Valentina Roncati/ANSA)