Da mani straniere un quarto del Made in Italy a tavola

Lavoratori inmigrati raccolgono carote in un campo.
Lavoratori inmigrati raccolgono carote in un campo.(ANSA)

ROMA. – Più di un quarto del Made in Italy a tavola viene ottenuto da mani straniere, con 370 mila lavoratori provenienti da 155 Paesi diversi che hanno trovato regularmente occupazione in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. La presenza di occupati stranieri nei campi italiani è divenuta un fenómeno strutturale e una parte è a rischio di grave sfruttamento.

Sfruttamento che si riflette sulla competitività delle imprese che rispettano le regole e sulle condizioni di lavoro anche del non migrante. Ecco quindi che diventa necessario contrastare il fenomeno del caporalato. Se ne è parlato a Roma, in occasione della presentazione del progetto ‘Lavoro stagionale – dignità e legalità nella sede della Coldiretti, dove la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, ha annunciato un piano messo a punto dal governo contro il caporalato, che partirà giovedì prossimo, “su questo il finanziamento del ministero del Lavoro sarà pari a 85 milioni”.

All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, anche il il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.

L’economia sommersa legata al caporalato al momento ha un valore che si aggira intorno a 5 miliardi. Mentre il volumen d’affari annuale delle agromafie è salito a 24,5 miliardi di euro. Per questo “nel prossimo Cdm dovrebbe essere esaminato il ddl contro le agromafie, il cui testo fa diretto riferimento al testo predisposto dall’Osservatorio del giudice Giancarlo Caselli”, ha annunciato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

La lotta contro il caporalato rappresenta un fronte di impegno prioritario per tutto il governo. La responsabilità Farnesina, ha assicurato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, vigila affinché gli ingressi legali dei cittadini stranieri in Italia non alimentino la piaga del lavoro nero dello sfruttamento e del caporalato”. “Con arrivi più regolari – ha aggiunto la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese – potremmo contrastare meglio il fenomeno del caporalato, che per forza di cose si interseca con i fenomeni malavitosi”.

Ma in definitiva quello che serve è un’alleanza con il consumatore, secondo la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, che pur senza voce è intervenuta all’incontro rappresentata dal dirigente Mipaaf, Alessandro Apolito. “Il consumatore – ha detto – deve sapere che se acquista un prodotto sottocosto, quel prodotto da qualche parte può generare uno sfruttamento”.

É  inoltre necessario che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro. “Non è accettabile – ha osservato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato”.

(di Arabella Marconi/ANSA)