Responsabili in attesa. Conte prepara la sua battaglia

Il Premier Giuseppe Conte durante il suo intervento alla Camera dei deputati.
Il Premier Giuseppe Conte durante il suo intervento alla Camera dei deputati. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Nessuno strappo che si tramuti in un assist per Matteo Renzi ma la consapevolezza che da qui ad aprile sarà una partita a scacchi, una guerra di nervi costante. Il premier Giuseppe Conte, per ora, mostra di non scomporsi rispetto all’ennesimo attacco del leader di Iv. Per ora non ci sarà alcun via libera ai Responsabili. Il gruppo prende forma di ora in ora, tra smentite, incontri segreti e silenzi ma emergerà solo al momento opportuno.

Dovrà essere Iv a strappare in Parlamento, nella strategia di Conte. Una strategia che non vuole dare nessuna sponda a Renzi. Mentre l’ex premier lancia le sue bordate dal salotto di Vespa Conte è in Aula, in attesa del voto della Camera sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue.

“Buone cose”, si limita a salutare i cronisti mentre lascia Montecitorio. Non una frase sul suo grande avversario interno. Del resto, il premier aveva già anticipato a ora di pranzo una parte della sua controffensiva: un cronoprogramma che smini il “piano shock” di Renzi concentrandosi proprio sul rilancio economico dell’Italia.

Un piano che Conte potrebbe anche presentare alle Camere, chiamando Renzi alla sfida in Aula. Già, perché al di là dei proclami, per il premier contano gli atti che si fanno nelle Camere. E una fonte di governo che di frequente ha modo di parlare con il premier non a caso osserva: “a Renzi conviene stare in maggioranza, all’opposizione si perderebbe nella destra”.

Per questo, una verifica in Parlamento sui punti chiave dell’agenda 2023 in queste ore non si può escludere. A recepire con una certa preoccupazione gli attacchi di Renzi è il M5S. I due totem nel mirino del leader di Iv – reddito di cittadinanza e prescrizione – non permettono al Movimento ulteriori passi indietro. Il rischio è il corto circuito.

“Vedrai che Salvini e Renzi si accordano e noi andiamo all’opposizione”, è la funesta previsione a cui si lascia andare a sera un deputato. Per i Responsabili, nel frattempo, è tempo di restare “in sonno”. A Palazzo Madama tutti sanno della potenziale esistenza del drappello. Ma il suo arrivo, inesorabilmente, comporta una serie di effetti collaterali politici, che rischiano di indebolire ulteriormente l’esecutivo.

I contatti, tuttavia, si fanno sempre più fitti. Al Senato Paolo Romani non smentisce i retroscena che lo definiscono come il gran tessitore del gruppo. E sorride a chi gli mostra la reazione di FI. I nomi, però, restano coperti. Circolano con insistenza i nomi degli azzurri Andrea Causin o Massimo Mallegni (che, in quel caso, sarebbe allontanato da Voce Libera, l’associazione di Mara Carfagna) o quello dell’ex M5S Saverio De Bonis. Secca invece la smentita di Quagliariello.

Mentre alla Camera da tempo si muove Renata Poleverini tanto che si racconta addirittura di contatti diretti con il capo del governo. Senza contare possibili malumori (che nonostante le smentite di Renzi in tanti, a Palazzo Madama, hanno rilevato nelle ultime ore) in qualche senatore Iv. La strada non è in discesa.

Sul nodo del simbolo da usare sono due quelli teoricamente disponibili: quello dell’Udc, sul quale secondo fonti parlamentari resta uno spiraglio; e quello del Psi, ovvero lo stesso usato da IV. Più di una voce, nei corridoi parlamentari, osserva come Riccardo Nencini torni ciclicamente ad assicurare che Renzi non romperà. E le sue parole, si sottolinea, sembrano quasi sembrare un avvertimento allo stesso ex premier. Avvertimento che il segretario del Psi Enzo Maraio oggi definisce con nettezza: “Renzi moderi i toni”.

A fare da fil rouge a tutti questi sommovimenti è il grande risiko delle nomine, partita che in fondo unisce le aspettative dei Responsabili e anche quelle di Renzi. E forse non è un caso, si ragiona, che l’ex premier abbia annunciato la sfiducia a Bonafede entro Pasqua: ovvero quando la partita delle nomine sarà entrata nel vivo.

(di Michele Esposito/ANSA)

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