Tutto quello che sappiamo sul coronavirus

Il Duomo di Milano è stato chiuso per evitare contatti pericolosi da coronavirus
Il Duomo di Milano è stato chiuso per evitare contatti pericolosi da coronavirus. ANSA / MATTEO BAZZI

ROMA. – Sta circolando nel mondo da almeno due mesi, ma quello che sappiamo di certo sul nuovo coronavirus SarsCoV2 non riesce a rispondere a tutte le domande ancora aperte, come quelle relative alla sua capacità di diffondersi e alla letalità, i punti vulnerabili nel momento in cui è disperso nell’ambiente e i tempi di incubazione.

TASSO DI DIFFUSIONE: “al momento la stima in 2,3 è calibrata sui pazienti di Wuhan”, la città cinese epicentro dell’epidemia, e si ritiene che “fuori dalla Cina sia inferiore all’1%, osserva Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova. All’origine dell’indeterminatezza c’è il numero dei portatori asintomatici del virus. “Sicuramente – ha rilevato – è un virus molto diffusibile” e probabilmente comparso un po’ prima di quanto si pensi.

LETALITA’: Le difficoltà nel calcolare il tasso di letalità sono analoghe a quelle che si incontrano nel calcolare la diffusione. In generale si può dire che sia molto meno letale della pandemia del 2009 e che può dare conseguenze gravi nel 20% dei casi; fra questi ultimi almeno il 50% riguarda persone anziane o con infezioni gravi.

TEMPI DI INCUBAZIONE: In generale si parla di 14 giorni, anche se “ci sono dati controversi”, rileva Palù. Sappiamo inoltre che l’arma che permette al virus di diffondersi con tanta efficienza è il recettore Ace2, che si trova sulla sua superficie: è una chiave molecolare che il virus usa per entrare nelle cellule dell’apparato respiratorio umano, infettandole. Si ritiene che nel nuovo coronavirus il recettore sia dieci volte più efficiente rispetto a quello della Sars. Grazie al recettore Ace2, il virus riesce gradualmente a raggiungere le basse vie respiratorie ed è per questo che è possibile che “una persona con l’infezione non abbia sintomi per un certo periodo, in media da uno a 1 a 14 giorni, ma possa essere anche più lungo”.

CHE COSA PUÒ DISTRUGGERLO NELL’AMBIENTE? “Come ogni virus, anche il coronavirus SarsCoV2 si inattiva alla temperatura di 37 gradi; è inoltre sensibile – spiega Palù – a saponi, detergenti e disinfettanti, come alla radiazione solare. Resiste invece molto bene al freddo, anche a temperature sotto lo zero

PERCHÉ ALCUNI CASI RISULTATI NEGATIVI AL TEST DIVENTANO POSITIVI? E’ un fenomeno segnalato dalla Cina e la spiegazione più semplice dipende dal modo in cui è stato eseguito il tampone con cui viene prelevato il materiale biologico da utilizzare per il test. Bisogna considerare, spiega l’esperto, il tipo di campione prelevato, trattamento, il modo in cui è stato conservato, la presenza di fattori che possano avere interferito durante il test, una bassa presenza di particelle di virus nel campione.

COME CERCARE IL PAZIENTE ZERO IN ITALIA? “E’ difficile rintracciarlo, ma – osserva Palù – è opportuno fare tutti gli sforzi necessari perché questo permette di identificare i contatti e di ricostruire il tragitto del contagio”.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)