Berlino: Hillary Clinton, io donna e first lady

Hillary Clinton al Festival di Berlino.
Hillary Clinton al Festival di Berlino. EPA/ALEXANDER BECHER

BERLINO. – Dopo aver perso le elezioni del 2016 con Donald Trump, Hillary Clinton non è stata a guardare: ha pubblicato un libro di memorie su quella sconfitta, ha lanciato un comitato di azione politica e ha scritto un altro libro sulle “donne grintose” con sua figlia Chelsea.

Non solo, al Sundance Film Festival all’ex segretario di Stato è stata dedicata una serie di documentari di quattro ore dal titolo ‘Hillary’, regia di Nanette Burstein, che andrà in onda a marzo sulla piattaforma Hulu e che è approdata anche al Festival di Berlino nella sezione Berlinale Special dove verrà presentata dalla 72/enne politica americana insieme alla regista.

Tutto il documentario è costruito con flashback. Si va dall’enorme dispiegamento di forze della fallita campagna presidenziale fino all’infanzia di Hillary, prima al Wellesley College e poi alla Yale Law School (dove ha incontrato Bill). Si passa poi al periodo in cui la Clinton è moglie del presidente con tutti i problemi annessi come il caso Whitewater e lo scandalo Monica Lewinsky.

E, infine, è Hillary la protagonista, prima come senatrice di New York e poi nella sua corsa alla Casa Bianca. “Ciò che Nanette fa davvero bene – ha detto Hillary in un’intervista – è inserire la mia storia nell’arco più ampio della vita delle donne, della storia delle donne, del movimento delle donne e anche del sistema politico. Mi sembra che parte del motivo per cui la mia figura è diventata opaca sia stato il fatto di essere stata messa sotto i riflettori del pubblico come un diverso tipo di first lady. E questo ha dato troppo fastidio”.

Non ci sono troppe omissioni nel documentario della Burstein, anche se i fan di Bernie Sanders potrebbero lamentarsi del fatto che non vi è alcun esame di possibili pregiudizi nel modo in cui il contendente democratico fu scelto nel 2016. Ciò che emerge invece chiaramente dal film è che Clinton si è trovata circondata da un patto di populismo non partigiano, e forse anche di segno maschilista, quando è stata attaccata da Trump da destra e da Sanders da sinistra.

E ancora nel documentario, diviso in quattro parti, si fa capire chiaramente come Bill Clinton si fece strada nella politica accettando tutti i compromessi del potere, ma non Hillary che ottenne l’incarico di senatrice di New York per suoi meriti.

Nel film poi Hillary denigra a un certo punto ancora una volta il senatore Sanders, dicendo: “Non piace a nessuno. Nessuno vuole lavorare con lui”. Ma poi, tatticamente, si difende subito: “E’ solo un piccolo momento, quindici secondi su circa 35 ore di conversazione registrate più di un anno fa, quando non stava pensando alle elezioni del 2020. Stava pensando alle elezioni del 2016”.

Il film non solo racconta la vita di Hillary, ma esamina anche i molti motivi per cui negli Stati Uniti non c’è ancora stato un presidente donna, un segno del fatto che il sessismo è ancora forte quando si è di fronte a donne come lei.

(di Francesco Gallo/ANSA)