Nuovi blocchi sull’Italia, pressing di Roma all’estero

Assistenti di volo cinesi indossano mascherine all'ingresso di un aeroporto.
Assistenti di volo cinesi indossano mascherine all'ingresso di un aeroporto. (ANSA)

ROMA. – Si fa sempre più asfissiante il cordone sanitario che molti Paesi stanno stringendo attorno all’Italia per paura del contagio da coronavirus. L’ultima ad alzare un’allerta rossa è stata Hong Kong, che d’ora in avanti raccomanda ai propri cittadini di evitare i viaggi non necessari in Emilia, Lombardia e Veneto.

Mentre il Libano ha vietato l’ingresso a tutti i passeggeri provenienti dall’Italia, come hanno già fatto in precedenza altri Stati. Una deriva che preoccupa il governo, impegnato ora in un pressing diplomático senza quartiere per convincere tutti a ritirare queste misure, giudicate eccessive e dannose per la nostra economia, nonostante cresca il numero di infezioni nel mondo correlate in qualche modo agli italiani. Ad ogni modo, per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte il nostro “è il Paese in questo momento verosimilmente più sicuro e affidabile”.

Nei giorni scorsi anche Seychelles, Giordania e Israele hanno deciso di non far più entrare nei loro Paesi passeggeri provenienti dall’Italia, mentre una sfilza di altri Stati hanno stretto le maglie dei controlli, dai test sanitari nei porti e negli aeroporti fino alle quarantene – è il caso ad esempio del Regno Unito e della Romania – imposte verso chi arriva in particolare dalle zone rosse di Lombardia e Veneto.

Da ambienti diplomatici oggi è filtrata tutta l’irritazione di Palazzo Chigi per la scelta compiuta dallo Stato ebraico: Conte ha telefonato la sera stessa di giovedì al premier israeliano Benyamin Netanyahu per esprimere “sorpresa” per la sua decisione. Ma l’azione nei confronti dei Paesi che hanno adottato restrizioni nei confronti degli italiani va avanti a 360 gradi. Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – al telefono con i leader e con i ministri degli altri Paesi ma anche attraverso la rete delle ambasciate italiane, dei consolati e dei sottosegretari e vice ministri della Farnesina – premono per convincere tutti ad allentare la morsa.

“Le interlocuzioni sono al massimo con tutti”, ha assicurato Di Maio. Nei colloqui si sottolineano le dimensioni ridotte dei focolai interessati dall’epidemia rispetto al territorio nazionale. E si mettono in evidenza le rigide misure di controllo messe in piedi dalle autorità nazionali e regionali e dal sistema sanitario per arginare il propagarsi della malattia.

Si allunga intanto anche la lista delle compagnie aeree straniere che tagliano i collegamenti con l’Italia. La British Airways ha deciso di cancellare nuovi voli verso gli aeroporti del settentrione e di prolungare almeno fino al 28 marzo questa misura, che inizialmente era stata prevista solamente fino all’11 del mese prossimo. Oltre ai collegamenti con Milano, la compagnia di bandiera britannica interromperà 56 collegamenti con diverse destinazioni tra le quali Bologna, Venezia e Torino.

A causa della flessione delle prenotazioni provocata dall’emergenza per l’epidemia, anche la compagnia belga Brussels Airlines ha annunciato di aver ridotto del 30% la frequenza dei voli verso gli scali di Milano Linate, Malpensa, Roma, Venezia e Bologna. Mentre Lufthansa ha offerto un rebooking per i voli verso l’Italia a chiunque avesse già acquistato un biglietto.

Nel frattempo, dal mondo continuano ad arrivare giorno dopo giorno sempre nuove notizie di contagi di persone, italiani e non, che sono arrivati o passati dalle zone rosse del nord del Paese. Si tratta ormai di una ventina di Stati interessati, in quasi tutti i continenti, soprattutto in Europa ma anche in Africa, in America Latina e in Medio Oriente.

Nell’ultima giornata, all’elenco dei casi “esportati” in qualche modo dall’Italia sono andati ad aggiungersi nuovi episodi di contagio in Nigeria, Olanda, Islanda e Galles: per tutti questi Paesi si mtratta dei primi casi positivi di infezione registrati.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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