Coronavirus, evitare allarmismi ingiustificati

È ormai una realtà. Quelli che appena qualche giorno fa erano semplici timori si sono materializzati. Il “Covid-19”, noto col nome di “coronavirus”, è sbarcato anche in Spagna. Era nelle previsioni. D’altronde sarebbe stato ingenuo pensare che in un mondo globalizzato, in costante movimento, il virus potesse restare circoscritto in aree specifiche. Lo sapeva la comunità scientifica, lo sapeva la “politica” e lo sospettavamo un po’ tutti.

I contagiati, oggi, sono tanti, più di quelli che era lecito immaginare. E la cifra è in continuo aumento. Morti non ve ne sono ancora. Ma non è da scartare vittime future tra pazienti a rischio, quelli con gravi patologie pregresse. I primi casi hanno visto coinvolti cittadini italiani, ma anche spagnoli, provenienti dalle aree più colpite dal contagio in Italia. È il caso, ad esempio, della famiglia italiana a Tenerife o della connazionale di 36 anni a Barcellona. Ma ormai il contagio, casi locali e non più “importati”, ha colpito anche altre comunità autonome.

Ma torniamo in Italia. Stando alla grande stampa del Belpaese, dalle cartelle mediche si deduce che manifestazioni cliniche di “coronavirus”, almeno nel basso lodigiano, sono emerse già a gennaio. Ma nessuno ha capito, o saputo interpretare l’onda anomala di influenze e polmoniti. Un boom di patologie ricondotte a fattori stagionali. Così il virus si è potuto espandere rapidamente.

Le ripercussioni del “coronavirus” vanno oltre gli aspetti sanitari, economici e politici. Rischiano di invadere anche la sfera sociale. In Italia, si pensava che bloccando i voli provenienti dalla Cina si potesse relegare l’epidemia a 9mila chilometri. Ma non solo. Si guardava con timore, quando non con vera paura, ai cinesi residenti in Italia. Non è mancato chi proponesse di mettere in quarantena i 2mila che risiedono a Prato. Da destra, poi, – Lega, Salvini, dixit – è avanzata l’idea assurda di sospendere il Trattato di Schengen.

L’italiano, d’improvviso, si è scoperto vittima di un incubo. Nella zona rossa, ristoranti deserti, musei chiusi, chiese vuote, strade desolate, serrata delle fabbriche, economia in crisi. Regioni trasformate in lazzaretto. A corollario di tutto ciò, la diffidenza della gente. Nel sud, si evita chiunque parli milanese o veneto. Si consiglia, a chi è stato nel Nord, di restare in casa.  C’è timore e serpeggia la diffidenza; timore e diffidenza che a volte feriscono e umiliano.

Ciò potrebbe accadere anche in Spagna. Che il direttore di una scuola esorti, senza proibire, i genitori che hanno trascorso la “settimana bianca” nel Nord Italia a non portare i propri figli a scuola per una settimana, come è accaduto nell’Istituto Italiano Statale Comprensivo di Barcellona, potrebbe essere considerato un eccesso di cautela, ma è senz’altro comprensibile vista la responsabilità dei dirigenti scolastici verso il resto della comunità educativa.

Stesso discorso per quel che riguarda il Polideportivo Municipale Can Callareu, gestito dalla Fundación Claror che ha negato l’accesso ai bambini delle elementari della Scuola Italiana di Barcellona che ogni lunedì usufruiscono della piscina per l’ora di nuoto. Semmai, è da criticare il non essersi rivolti alla Direzione della scuola per studiare assieme una strategia che permettesse comunque ai bambini di fare uso delle istallazioni. Puntuali sono arrivate le scuse della municipalità, a dimostrazione che certi atteggiamenti non riflettono un orientamento politico o un gesto di discriminazione consapevole.

Per il momento, in Spagna, si sono avuti solo alcuni casi isolati di intolleranza. Non riflettono il clima di accoglienza e simpatia che ha sempre caratterizzato la comunità spagnola nei confronti dei connazionali.

Le associazioni italo-spagnole, i circoli, i Comites, le nostre autorità diplomatiche-consolari, pur attente all’evolversi della situazione, visto che i casi di contagio per “coronavirus” aumenteranno inevitabilmente nei prossimi giorni e settimane, avranno il compito di trasmettere serenità ed evitare inutili allarmismi in seno alla nostra comunità.

Come scritto dai circoli “Sandro Pertini” di Madrid e “Rita Levi Montalcino” di Barcellona del Partito Democratico, in una lettera inviata al nostro Ambasciatore Stefano Sannino per esprimere la propria preoccupazione per  presunte “situazioni molto spiacevoli” che hanno coinvolto alcuni cittadini italiani, la Spagna si è mostrata sempre un Paese “particolarmente amico, fraterno e accogliente” e, aggiungiamo noi, che saprà emarginare e combattere ogni tipo di discriminazione. intolleranza e gesto xenofobo nei confronti della nostra Collettività, in questo momento particolarmente delicato.

D’altro canto ci auguriamo che anche i nostri connazionali che arrivano dalle zone considerate particolarmente a rischio in Italia, si sottopongano spontaneamente a controlli per evitare ogni eventuale contagio.

Mauro Bafile

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