Ross Giudice: “Orgoglioso delle mie radici italiane” 

BRISBANE – È lunedì mattina e nel Queensland, dopo un weekend trascorso fra spiagge sterminate e rigogliose foreste tropicali, ci si prepara ad iniziare una nuova settimana di lavoro.

Entro nell’ufficio di Ross Giudice, presso il Municipio di Gold Coast, ed è subito Italia. Sulla scrivania le fotografie della sua prima, indimenticabile vacanza a Lipari, alla riscoperta della sua terra e delle sue radici, e dall’altra parte, in bella vista, un’immagine autografata di Luciano Pavarotti.

– L’ho avuta direttamente da lui! – ci tiene a sottolineare, entusiasta.

Da qui il BelPaese dista oltre 16mila chilometri eppure, nella vita di Ross, è presente in ogni istante della giornata:

– Al mattino – rivela – mi reco a lavoro ascoltando Antonello Venditti e Zucchero: i miei cantanti preferiti!

In effetti, non è difficile immaginarlo mentre costeggia l’oceano al volante della sua auto canticchiando sulle note del cantautore romano: “Autostrada deserta… al confine del mare…”.

La storia della famiglia Giudice può essere quella di migliaia di italo-australiani ma l’emozione che traspare dalla voce di Ross nel narrarla è travolgente, rendendola unica:

– La mia famiglia è arrivata in Australia il 6 marzo 1883 a bordo della Cephalonia – afferma, mostrandomi con fierezza il documento sul quale posso scorgere il nome Giudice.

– Su quella nave c’erano il mio bisnonno e suo fratello – racconta – costretti a lasciare una Italia del Sud in preda alla povertà e alla fame. Arrivati a Sydney, si sono dati subito da fare, dedicandosi al commercio di prodotti ortofrutticoli e mettendo su famiglia, come si suol dire tra noi italiani. Sono molto grato ai miei avi – prosegue – per avermi saputo trasmettere valori importanti, come quello della famiglia, ed un grande rispetto per le tradizioni, che ancora oggi mi accompagna. Per me – sottolinea – la figura familiare più importante è stata senza dubbio quella di mia nonna: una persona incredibile, che emanava quella miscela di determinazione e dolcezza tipica di tutte le donne italiane, anche di quelle che la loro terra l’hanno potuta vivere poco ma non importa, perché tanto ce l’hanno nel sangue.

Nato e cresciuto a Marsfield, la ‘Little Italy’ di Sydney popolata principalmente da immigrati siciliani e calabresi, dopo essersi laureato in “Hospitality Management” ed aver lavorato come responsabile di cabina per una compagnia aerea, Ross (all’anagrafe Rosario) ha deciso di stabilirsi nel Queensland e riprendere gli studi, per conseguire un “Master in Business Administration”. A metà del suo percorso accademico è approdato presso il Municipio della città di Gold Coast, paradiso del surf che con i suoi oltre 600mila abitanti è la sesta più popolata d’Australia. Oggi, è un funzionario esecutivo nell’ufficio del Direttore Generale; uno di quegli incarichi a cui fanno capo un’infinità di mansioni:

– A grandi linee – ci spiega – possiamo dire che gestisco le funzioni di “governance” democratica e sono responsabile del funzionamento degli uffici dei Consiglieri, dell’ufficio del Sindaco e di quello del Direttore Generale. Mi occupo anche di questioni di protocollo (come, ad esempio, in occasione dei recenti Giochi del Commonwealth), di patrocini (ospitando partner chiave e dignitari in occasione di eventi in città) e di relazioni internazionali (curando i rapporti con ambasciatori stranieri in merito a progetti/partenariati tra la città ed altri Paesi). Per riassumere, il mio ruolo è un’interfaccia tra la comunità imprenditoriale, l’amministrazione comunale ed i funzionari eletti”.

Pur essendo fiero di essere nato e cresciuto in Australia, Ross ribadisce ad ogni possibile occasione la sua italianità:

– La costituzione italiana riconosce la figura di chi, pur vivendo all’estero, onora i legami culturali e di sangue. Ritengo un dovere essere all’altezza di questo riconoscimento ed incoraggio continuamente chiunque sia di discendenza italiana a darsi altrettanto da fare. L’Australia è un paese che celebra il multiculturalismo ma non dobbiamo perdere di vista la necessità di celebrare anche le singole culture, di cui noi italiani in questo Paese possiamo essere davvero orgogliosi: a noi si deve l’introduzione della coltivazione di canna da zucchero, la costruzione di molti edifici e strade, oltre che un grosso contributo al settore minerario australiano. Noi italiani abbiamo contributo tantissimo nel costruire l’Australia. E questo non solo ci va riconosciuto, ma deve essere parte della storia multiculturale australiana.

A conferma delle sue parole, Ross è un membro molto attivo della comunità italiana in Queensland ed è doppiamente felice quando, per ragioni professionali, può contribuire a rafforzare i legami tra i suoi due Paesi.

Ad esempio, nel dicembre scorso, per conto del Municipio di Gold Coast e in collaborazione con il Consolato a Brisbane, ha organizzato la mostra fotografica dal titolo “Italy – Twilight Skylines from Police Helicopters”, con scatti ad opera di Massimo Sestini, già vincitore del World Press Photo. Gli chiediamo di parlarcene:

– La City di Gold Coast ha la fortuna di avere un sindaco che apprezza l’importanza delle relazioni internazionali e il valore che queste apportano alla comunità. Il sindaco Tom Tate ha incontrato Salvatore Napolitano, console italiano a Brisbane, nel giugno dello scorso anno ad un evento organizzato dalla “Società Dante Alighieri Gold Coast”: in quel momento, si è discusso di promuovere la cultura italiana nella nostra area. Quindi, quando la mostra fotografica di Sestini è arrivata in Australia, il console ed il sindaco Tate hanno fatto in modo che l’esibizione potesse essere ospitata presso la nostra sede. Poiché lavoro a stretto contatto con l’ufficio del sindaco e data la mia origine italiana, sono davvero felice di essere stato coinvolto nell’organizzazione di questo evento. Le incredibili foto in mostra presentano immagini di città italiane, scattate un’ora prima dell’alba o un’ora dopo il tramonto da un elicottero della polizia. Per la comunità italiana a Gold Coast è stato un modo unico di vedere rappresentato il nostro Paese e ne sono davvero orgoglioso”.

A proposito di orgoglio, aggiunge:

– Sono rimasto davvero colpito dal discorso pronunciato dal console Napolitano in occasione della mostra. In particolare, rendendo omaggio agli italiani emigrati in Australia ha affermato che quando parla con loro trova che il rimpianto, la rabbia per aver lasciato l’Italia, per essere stati costretti in qualche modo ad emigrare, siano sopraffatti dal bellissimo ricordo del loro paese d’origine, o del paese di origine dei loro genitori e nonni: una passione ed un orgoglio italiano che a volte sono più forti di quelli delle stesse persone che vivono in Italia. Beh, credo che il console abbia saputo interpretare perfettamente i sentimenti di tante persone presenti quel giorno in sala, me per primo. L’importante, per noi italiani in Australia, è continuare a lavorare per cercare di mantenere salda la nostra comunità, perché uniti possiamo essere davvero invincibili”.

E conclude:

– L’Italia è parte integrante di me: è nel mio DNA e nulla può cancellarla. L’anno scorso, per la prima volta, sono riuscito a visitare Lipari, luogo di origine della mia famiglia. In Italia ho chiesto alla mia futura moglie di sposarci e lì, il prossimo anno, si celebrerà il nostro matrimonio. Non potrei immaginare un luogo migliore dove dare inizio alla mia nuova vita, di quello che è stato la culla della mia famiglia: in questo modo passato, presente e futuro diventano un tutt’uno e, per me, sarà come mettere insieme tutti i pezzi di un mosaico che per tanti anni era rimasto incompleto.

Stefania Del Monte (Redazione Brisbane)

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