I Big Data per combattere il coronavirus

Il ricercatore Google sulla web.
Il ricercatore Google sulla web.

ROMA. – In Cina e Corea del Sud la tecnología ha avuto un ruolo nel contenimento del coronavirus, con tutte le implicazioni riguardo la privacy. Negli Usa il governo sta discutendo con la Silicon Valley l’uso della geolocalizzazione per combattere l’epidemia.

Anche in Italia si è aperto un dibattito sull’uso dei Big data che, resi anonimi e aggregati, potrebbero essere utilizzati per monitorare la diffusione del contagio. E c’è la disponibilità da parte delle compagnie telefoniche, nel rispetto della privacy.

“In questa emergenza le Tlc possono aiutare la Protezione Civile, l’Istituto Superiore di Sanità, le Regioni. Siamo in grado di mettere a disposizione informazioni aggregate ricavate dai dati relativi alla mobilità dei clienti, garantendo il rispetto della normativa europea Gdpr”, spiega Asstel, l’associazione che riunisce in Italia gli operatori tlc.  “Le telco ci sono al servizio della sanità, nel rispetto della legge e delle persone – sottolinea il presidente Pietro Guindani.

“In una situazione come quella che stiamo vivendo sarebbe utile lavorare in una logica di flussi con dati resi anonimi, ci farebbe vedere ad esempio dove in questo momento si vanno ad addensare le persone, studiare i percorsi e i luoghi di aggregazione. Così si potrebbero programmare interventi, provvedimenti informativi, prendere precauzioni”, spiega all’ANSA Gianni Dominici, direttore del Forum PA.

Un esempio arriva da uno studio della Fondazione Isi (Istituto per l’interscambio scientifico) di Torino: ha calcolato che da quando sono state applicate le restrizioni alla mobilità prima in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, e poi su tutto il territorio nazionale, gli spostamenti delle persone sono calati tra il 10 e 30% tra il 22 e 28 febbraio, fino al 50%-70% in tutto il paese.

“Abbiamo visionato i dati – spiega all’ANSA uno dei ricercatori, Ciro Cattuto – che ci ha dato un’azienda americana di location intelligence, che raccoglie in forma anonima i dati delle app degli smartphone”. I ricercatori hanno analizzato anche quanto è variata la distanza media percorsa dalle persone nei loro spostamenti quotidiani, osservando un calo del 49%.

Negli Stati Uniti, secondo il Washington Post, il governo si sta confrontando con Google, Facebook e altre compagnie tecnologiche, con esperti sanitari e l’Università di Harvard, sulla possibilità di usare i dati sulla geolocalizzazione raccolti dagli smartphone degli americani, aggregati e resi anonimi, per mappare la diffusione del contagio e anche per controllare se le persone stanno mantenendo le distanze di sicurezza.

Del rapporto tra privacy e diritto alla salute ha parlato anche ieri il commissario Angelo Borrelli: “Con il garante Privacy la questione è già stata affrontata abbiamo trovato un bilanciamento tra i due diritti, ma deve prevalere la salute pubblica, altrimenti neanche la privacy può essere tutelata”.

“I diritti possono, in contesti emergenziali, subire limitazioni anche incisive, ma queste devono essere proporzionali alle esigenze specifiche e temporalmente limitate”, ha evidenziato il Garante Antonello Soro.

(di Titti Santamato/ANSA)

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