La pandemia accelera. L’Onu: “Fermate tutte le guerre”

Il secretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres durante una conferenza stampa.
Il secretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres durante una conferenza stampa. (ANSA/ EPA/OMER MESSINGER)

ROMA.  – “La furia del coronavirus mostra la follia della guerra. Ecco perché oggi chiedo un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”. La voce del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si leva in un appello senza precedenti mentre i contagi globali superano i 370.000, i morti sono più di 16.000 e l’Oms avverte che “la pandemia sta accelerando” ovunque.

Ci sono voluti “67 giorni per arrivare ai primi centomila contagi, 11 giorni per 200mila e 4 giorni per trecentomila”, ha scandito il direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità Adhanom Ghebreyesus nel quotidiano briefing da Ginevra chiedendo ai leader del G20 un coordinamento politico a livello mondiale.

Una progressione da brivido che coinvolge praticamente tutti i Paesi del pianeta e continua ad accelerare anche se i guariti sono oltre 100.000. “Possiamo cambiare la traiettoria” della pandemia testando ogni caso sospetto, isolando ogni caso accertato, tracciando i contatti, ha azzardato il direttore dell’Oms. Ma la situazione è di fatto fuori controllo.

Lo è nei Paesi ricchi con sistemi sanitari d’avanguardia in grado di mappare con ragionevole approssimazione i casi di contagio. Lo è ancor più nei teatri di guerra e negli sterminati campi profughi che dei conflitti sono il frutto, dove si sa poco o nulla della diffusione reale del coronavirus. E Guterres ammonisce: “È tempo di bloccare i conflitti armati e concentrarsi sulla vera lotta delle nostre vite. Alle parti in guerra dico: ritiratevi dalle ostilità”.

Senza preavviso, il mondo si è scoperto vulnerabile al nemico invisibile e geneticamente nuovo ma capace di colpire con gli echi sinistri delle antiche epidemie. E se, in Europa, la Spagna con oltre 33.000 casi e più di 2.200 morti continua ad essere seconda solo all’Italia, il Covid-19 accelera in Germania (oltre 29.000 contagi e 116 morti) che vara un piano senza precedenti per difendere l’economia e galoppa in Francia, dove sfonda i 20.000 casi e si piangono più di 860 vittime.

Rinuncia definitivamente all’approccio cinico dei primi giorni anche la Gran Bretagna, che si avvia verso un lockdown all’italiana con il premier Boris Johnson costretto a fare i conti con più di 330 morti e circa 6.000 contagi. Per la prima volta dal dopoguerra inoltre l’Austria richiama 3.000 ex soldati di leva che saranno impegnati nell’emergenza.

Mentre la Cina deve fare i conti con i contagi di ritorno, per ora solo qualche decina, nel suo folle giro del mondo il Covid-19 fa degli Stati Uniti il terzo Paese per numero di casi: superata quota 40.000, con più di 470 vittime. In India oltre 700 milioni di persone sono sottoposte a severe limitazioni di spostamento nel tentativo di frenare la diffusione del virus che potrebbe trasformarsi in un’apocalisse.

Un disastro che sembra non interessare miliziani, fazioni e brandelli di Stati in guerra tra loro, dall’Africa al Medio Oriente, dove sistemi sanitari già deboli sono piombati da decenni nel caos e i tamponi per stanare il coronavirus sono un lusso per ricchi. L’Oms invierà nel nord-ovest della Siria oltre 2.000 test per il Covid-19 nell’ambito degli sforzi dell’Onu di monitorare la situazione in una delle regioni più vulnerabili del Medio Oriente: i civili in emergenza umanitaria sono 4 milioni.

In Libia i miliziani di Haftar e le truppe di al-Sarraj si lanciano accuse reciproche di violazioni di una finta tregua incuranti di tutto. I 40 casi in Afghanistan riportati dalla Johns Hopkins University sono assai poco verosimili, mentre il bilancio dell’intera Africa parla di poco più di 1.600 contagi e una cinquantina di morti.

L’unico caso censito in Uganda o i 2 del Sudan e gli altri 2 del Niger rischiano di essere la rappresentazione beffarda di una tragedia di cui è impossibile conoscere i numeri reali.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)

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