In Spagna il virus corre più che in Italia

Le unitá militari d'emergenza (UMI) trasladano corpi al "Palacio de Hielo", una pista di pattinaggio e centro commerciale di Madrid. (
Le unitá militari d'emergenza (UMI) trasladano corpi al "Palacio de Hielo", una pista di pattinaggio e centro commerciale di Madrid. (ANSA/EPA/ Víctor Sainz)

ROMA.  – La Spagna arranca nella sua battaglia contro il coronavirus, assistendo ad una diffusione dell’epidemia ancor più rapida ed estesa rispetto a Italia e Cina, fino a pochi giorni fa i due grandi malati del mondo. In uno scenario praticamente di guerra, con i medici stremati, contagiati a migliaia, e i cittadini più fragili, gli anziani, che in diversi casi vengono abbandonati a se stessi.

Oggi il Paese ha vissuto la sua giornata più difficile, con 514 morti in 24 ore (sui 2.700 totali) ed i contagi arrivati alla soglia dei 40.000, con un aumento del 20%. In Italia, anche se il numero quotidiano delle vittime è tornato ad aumentare, c’è un rallentamento nei nuovi contagi.

Inoltre da noi i primi 1.000 decessi erano raddoppiati con un giorno in più rispetto a quanto successo in Spagna. E nella comunità di Madrid ci sono voluti meno di 15 giorni per arrivare a 1.263 morti, rispetto ai 4.000 della Lombardia in 25 giorni e ai 2.000 di Wuhan in 35 giorni.

In Italia, tra l’altro, la maggioranza di contagi e vittime è concentrata al nord, mentre in Spagna si sta allargando con velocità impressionante in tutte le regioni. Secondo alcuni esperti, pesa anche il fatto che nel paese la mobilità delle persone sia rimasta elevata fino a quando non è stato dichiarato lo stato d’emergenza.

Nel suo briefing il coordinatore per le emergenze del Ministero della Salute, Fernando Simon, ha cercato di dare un po’ di ottimismo, sottolineando un “appiattimento” nella curva dei contagi e l’aumento dei guariti. E si è augurato che “nei prossimi giorni arrivi il picco e il numero dei contagi inizi a calare”. Anche perché bisogna fare i conti con le condizioni critiche delle strutture sanitarie: la terapia intensiva, già al collasso a Madrid, potrebbe cedere a breve “nell’intero territorio spagnolo”.

La drammatica fotografia di questa situazione è il vertiginoso aumento dei contagi tra gli operatori sanitari, ormai 5.400, 2.000 in più in due giorni, che soprattutto all’inizio della crisi hanno dovuto fare i conti con la carenza di dispositivi di protezione.

Per il resto in tutto il paese le autorità cercano con fática di far rispettare il lockdown, anche con l’utilizzo di droni: finora 61 arresti e 6.000 denunce per coloro che non aiutano la popolazione a proteggersi. Nel caos di questi giorni concitati, a farne le spese sono i più anziani. Che in certi casi sono stati abbandonati nelle case di riposo e morti nei loro letti.

Tanto che il governo è corso ai ripari creando uno gruppo di monitoraggio delle case di cura. In difficoltà anche le forze di polizia, che oltre ai turni massacranti per far rispettare l’ordine di non uscire, spesso sono costrette a inseguire pazienti che abbandonano gli ospedali, esasperati dall’attesa di essere curati.

“Sarà una settimana dura, molto dura”, ha sintetizzato amaramente il ministro della Salute Salvador Illa, invitando gli spagnoli a rispettare l’isolamento, almeno fino al 12 aprile.

(di Luca Mirone/ANSA)

 

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