Italia e otto Paesi chiedono i Coronabond, alt da Berlino

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in una conferenza stampa.
La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in una conferenza stampa.(ANSA/. EPA/PATRICK SEEGER)

BRUXELLES.  – Ormai molti in Europa, almeno nove Paesi tra cui l’Italia, credono sia arrivato il momento di dimostrare vera solidarietà e spirito comunitario di fronte alla nuova crisi innescata dall’epidemia. Tradotto in termini economici, significa creare gli eurobond.

Ma tutti gli altri, Germania e Olanda in testa, non sono pronti a superare il tabù della condivisione delle risorse e tantomeno dei debiti. Sullo schermo del vertice europeo virtuale di domani si presenterà quindi un’Unione più divisa e tormentata che mai, ma consapevole di dover trovare una strada comune per evitare di farsi cogliere impreparata quando e se la crisi economica dovesse trasformarsi in crisi finanziaria.

Intanto, secondo indiscrezioni rilanciate da un’agenzia internazionale, la Banca Centrale Europea sarebbe disponibile ad attivare il piano anti-spread Omt (Outright monetary transaction) per l’acquisto illimitato di titoli di Stato per sostenere l’economia dell’Eurozona.

Lo strumento fu messo a punto nel 2012 dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi, durante la crisi dei debiti sovrani ma finora non è stato mai utilizzato. Per attivare l’Omt serve comunque che i Paesi facciano richiesta al Mes.

Sul piano politico, invece, dopo un Eurogruppo inconcludente che non è riuscito nemmeno a mettere nero su bianco nelle sue conclusioni la parola “Coronabond”, la palla passa ora agli unici in grado di risolvere politicamente l’impasse in cui si trova l’Europa chiamata a mettere in campo tutte le sue armi per arginare gli effetti di una recessione che si anuncia pesantissima già dal primo semestre.

Finora, l’unica vera risposta comune è stata la sospensione del Patto di Stabilità e l’allentamento delle regole degli aiuti di Stato. Le due decisioni hanno consentito ai Governi Ue di preparare piani di intervento da miliardi di euro per tenere a galla le proprie economie.

L’ultimo in ordine di tempo è il piano varato dal Bundestag oggi, che prevede nuovi debiti per 156 miliardi. La Francia ne ha messi sul piatto oltre 200, l’Italia, per ora, soltanto i 25 del Cura Italia ma sta lavorando al nuovo dl di aprile che dettaglierà anche le risorse necessarie alle aziende oltre a quelle per la cassa integrazione.

Si tratta, però, di interventi nazionali. E anche se non peseranno sul deficit, perché il Patto è sospeso e queste spese verranno scorporate, andranno ad ingrossare i debiti. Paesi come la Germania, con un debito al 60%, possono permettersi interventi più ampi. Chi come Italia, ma anche Portogallo, Spagna, Francia, Belgio avevano i debiti già in salita, avranno giocoforza margini minori se non vogliono vedere schizzare i loro debiti/Pil oltre le soglie di guardia.

Prima degli interventi, quello italiano si avviava verso il 140% del Pil, quello francese e belga avevano superato il 100%, il portoghese il 120%. E tutti avevano ricevuto richiami dalla Ue, da sempre convinta che debiti fuori controllo nella zona euro siano un fattore di instabilità per tutti i 19 Paesi dell’euro.

Proprio sulla consapevolezza che la zona euro sia un mercato unico, con una moneta unica e quindi vada trattato come un’unica economia, fanno leva i nove premier che hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che presiede il vertice.

Secondo Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio e Lussemburgo è arrivato il momento di mettere in campo “uno strumento di debito comune emesso da una istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia”.

Prima di tutto, scrivono i nove leader, “bisogna riconoscere la gravità della situazione e la necessità di una ulteriore reazione”, perché aspettare e sperare che la crisi non si aggravi non è molto saggio. In sostanza i leader fanno capire che le attuali linee di credito del Mes, che l’Eurogruppo è pronto a sostenere, non sono sufficienti. Bisognerebbe chiederle individualmente, ammettendo di avere una crisi maggiore di altri, mentre invece “stiamo tutti affrontando uno shock simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti”.

L’unica soluzione è quindi uno strumento nuovo, e per i nove è il Coronabond. La presidente della Bce Christine Lagarde appoggia l’idea, la vede come uno strumento da usare “una tantum” e ha già provato a spingere l’Eurogruppo ad esplorarla. Ma si è scontrata con il muro innalzato da Germania e Olanda. “Sugli eurobond l’idea del governo tedesco e della cancelliera non è cambiata: anche in tempi di crisi è ancora necessario che controllo e garanzia restino nella stessa mano”, ha detto il portavoce della cancelliera Merkel.

I Paesi del Nord non vedono fattibile una messa in comune dei rischi sovrani, ma potrebbero essere disposti ad alleggerire le condizionalità del Mes.

(di Chiara De Felice/ANSA)

Lascia un commento