Coronavirus, psichiatra: “La ‘clausura’ non sia una polveriera”

Violenze domestiche in tempo di Coronavirus.
Violenze domestiche in tempo di Coronavirus. (Paginemediche.it)

PALERMO.- L’obbligo “per decreto” di rimanere in casa per sconfiggere la diffusione del coronavirus ha cambiato le nostre abitudini e ha costretto tanti a una convivenza prolungata e non usuale con altre persone. Come affrontare questi giorni di “clausura”?

“Il tempo sospeso che stiamo tutti sperimentando, un tempo d’attesa, da vivere con le persone che si amano può per alcuni essere una piacevole scoperta ma per altri diventare una trappola insopportabile”, afferma la psichiatra Santa Raspanti.

“Penso ai nuclei familiari nei quali l’aggressività e la violenza rappresentano la trama quotidiana con la quale vengono intessuti i rapporti, frutto di rappresentazioni di un sé molto fragile e poco strutturato, incrementati – aggiunge – dalla frustrazione di una convivenza sempre più imposta e priva di alternative”.

Una situazione che può scatenare reazioni incontrollabili?

“Già – risponde la psichiatra – sono famiglie a cui nell’isolamento viene a mancare anche la possibilità di un controllo proveniente dal confronto con l’esterno in cui il ‘padre marito padrone’ può maggiormente alimentare la propria megalomania, la fantasia di controllo e di onnipotenza”.

Una polveriera pronta ad esplodere dunque?

“Immagino il clima di angoscia mai interrotto – osserva il medico – anche dalle consuete ed abituali uscite dall’ambiente domestico per andare a lavorare o a scuola e all’impossibilità di chiedere aiuto. Penso che il vago clima claustrofobico, elemento affettivo sperimentato da ciascuno di noi in questo tempo rarefatto, diventi un opprimente macigno emotivo per tutte quelle famiglie pervase dalla violenza e compresse in uno spazio rigido senza via di fuga”.

Cosa fare invece per non incappare in questi stati disfunzionali di comportamento?

“La capacità di stabilire la giusta distanza dei legami affettivi è frutto di una conoscenza profonda di se stessi e dell’altro e di una maturazione profonda che permette di tollerare – osserva – lo scarto irriducibile tra legame fantasticato e reale. Perché è anche frutto di un’alchimia speciale e rara che solo i poeti hanno saputo rappresentare perché si, la distanza di sicurezza rappresenta a volte il primo dispositivo di protezione individuale ed in tempi di distanziamento sociale il primo passo per salvarsi la vita”.

E osserva Raspanti: “il centro antiviolenza sulle donne mantiene aperto il suo canale telefonico ed i suoi centri anche in tempi di pandemia”. Per la psichiatra insomma: “il virus non solo ha distrutto migliaia di apparati polmonari ma irrimediabilmente sconvolto il nostro tempo esterno e soprattutto quello interno”.

“Mi piacerebbe credere – è il suo augurio – che in questo tempo paralizzato, ciascuno di noi possa maturare modalità più concentrate ad esplorare il proprio senso, a valorizzare di più gli elementi affettivi e relazionali invece che quelli produttivi di ricchezze meramente economiche, senza più tagli alla sanità”.

(di Giovanni Franco/ANSA)

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