I volontari in campo per l’Italia che ora ha fame

Un tentativo di saccheggio da parte di alcune persone ha creato il panico in un grande supermercato Lidl, a Palermo
Un tentativo di saccheggio da parte di alcune persone ha creato il panico in un grande supermercato Lidl, a Palermo, 26 marzo 2020. ANSA/IGNAZIO MARCHESE

ROMA. – L’emergenza sanitaria comincia a diventare una ‘bomba’ sociale per quel pezzo d’Italia che già faticava ad arrivare a fine mese. Con il venire meno dei piccoli lavori, spesso in nero, e delle mense scolastiche che comunque assicuravano almeno ai bambini un pasto al giorno, le famiglie bussano ancora di più alle porte degli enti caritativi. Ora per i volontari, da sempre accanto agli ultimi, si aggiunge la missione speciale di portare quei pacchi alimentari e buoni spesa che per molti, in questi giorni più difficili, saranno l’unico mezzo di sostentamento.

Il governo, come annunciato dal premier Giuseppe Conte, mette sul piatto 400 milioni di euro ai comuni per distribuire generi alimentari. I sindaci, in prima linea per sostenere i più fragili, si appoggeranno alla fitta rete di volontariato che è al spina dorsale dell’Italia solidale.

“Sono giorni molto difficili, rendiamo immediatamente disponibili risorse per i Comuni perché nessuno deve essere lasciato da solo”, ha assicurato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. E sarà l’esercito degli oltre 5 milioni di volontari a portare fisicamente da mangiare nelle case degli italiani che sono più in difficoltà, in una stretta alleanza con i Comuni.

“Arrivano centinaia di richieste da famiglie in difficoltà economiche e sociali, questo provvedimento è una risposta veloce a chi ne ha bisogno. Faremo la nostra parte”, assicura il presidente Anci Antonio Decaro. Si rafforzerà dunque quella rete tra enti locali e no profit che già è il sostegno sul territorio per tanti indigenti.

In campo ci sono Caritas, Sant’Egidio, Banco Alimentare, ma anche tante grandi e piccole associazioni laiche e i volontari della Protezione Civile. In particolare il Banco Alimentare, la onlus che recupera il cibo per ridistribuirlo a chi ne ha bisogno, in queste ultime settimane è stato sommerso da mail e telefonate per le situazioni più disperate.

Il Banco stima che le richieste in questi giorni sono aumentate mediamente del 20%, con punte anche del 40% in alcune Regioni come la Campania. Il problema ‘fame’, una parola che da tempo sembrava fuori dal vocabolario del nostro Paese, è stato anche evidenziato oggi dal Papa. Cominciano già a farsi sentire “alcune conseguenze della pandemia, una di queste è la fame”, ha sottolineato nella messa mattutina a Santa Marta.

Dal governo italiano anche la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova aveva chiesto di “provvedere subito a un coordinamento per l’assistenza alimentare agli indigenti”. L’assalto al supermercato di Palermo è stata la punta dell’iceberg di questa nuova emergenza nell’emergenza.

“Ci arrivano nuove domande di aiuto, per esempio anche dai sindaci, soprattutto dai Comuni del Sud. Ci aspettiamo una esplosione del bisogno”, sottolinea il presidente della Fondazione Banco Alimentare Giovanni Bruno. Il Banco già normalmente assiste attraverso 21 banchi regionali e circa 7500 strutture oltre un milione e mezzo di poveri ogni giorno.

Le richieste di cibo stanno aumentando in tutta Italia da chi è già assistito ma aumentano anche le nuove richieste. Per questo il Banco si appellerà anche alle aziende alimentari per donazioni straordinarie di prodotti alimentari. Nel cuore dell’emergenza coronavirus, in Lombardia, Caritas ambrosiana è in piena attività e registra un incremento del 30% dei generi alimentari richiesti e del 25% delle persone che domandano di poter fare la spesa gratuitamente.

In fila ci sono anche persone “che non l’avevano mai fatto” racconta il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti. La crisi e il bisogno sono entrati anche dentro i conventi: ci sono “ordini religiosi o monasteri che – racconta ancora il direttore di Caritas Ambrosiana ai media vaticani – sono rimasti privi della vendita dei prodotti che producevano e si sono trovati a chiedere aiuto alla Caritas per superare queste settimane”.

(di Manuela Tulli/ANSA)