Il calcio sogna di ripartire, ‘modulo Juventus’ per stipendi

Aaron Ramsey festeggia il gol dell'1-0 della Juventus sull'Inter.
Aaron Ramsey festeggia il gol dell'1-0 della Juventus sull'Inter. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA – A tre settimane da quel Juventus-Inter che verrà ricordata non come un big match scudetto ma come lo spartiacque tra un mondo e un altro, padroni e attori del calcio tricolore si affacciano su un futuro pieno di incognite e preoccupazioni.

La speranza di ripartire con i campionati in tempi accettabili si fa sempre più flebile, in attesa che il governo e il ministro Vincenzo Spadafora proroghino i termini dello stop generalizzato. Niente da fare per il 3 maggio, ha preannunciato lo stesso Spadafora, che proporrà di bloccare tutta l’attività sportiva, allenamenti compresi, fino al 30 aprile.

In questo vuoto totale rischiano di precipitare le società, che da un lato chiedono aiuto all’esecutivo e dall’altro cercano tagliare le spese intervenendo sulla voce più consistente, gli stipendi dei giocatori. La partita avrà un suo momento importante con l’incontro (ovviamente in conference call) tra la Lega serie A e l’Associazione italiana calciatori, che ascolterà e valuterà le risposte dei club.

Intanto però a dare una traccia forte è stata la Juventus, che ha agito in contropiede rispetto alle altre trovando un sostanzioso accordo con i suoi campioni e staff per circa 90 milioni di risparmi. Un modulo di gioco che è piaciuto al presidente della Figc, Gabriele Gravina, che lo ha definito “un esempio per tutto il sistema” e ha ringraziato giocatori e tecnico che “hanno posto l’interesse generale al centro della della loro interlocuzione con il club”.

“L’unità e la solidarietà – ha continuato – sono la prima grande risposta all’emergenza, che rischia di essere ancor più grave se non si dovesse tornare a giocare. Solo il contributo di tutti i protagonisti, ognuno per la sua parte, renderà il calcio più forte”.

La partita di domani non si preannuncia comunque facile e rischia di essere poco più di un calcio di inizio, perché il modulo Juventus non piace a tutti i club e nemmeno all’Aic, che deve tutelare interessi molto diversi, e trovare una auspicata soluzione comune rischia di richiedere molto tempo e pazienza.

“Il calcio può uscire dalla crisi se si prendono misure nell’interesse di tutti”, dice Cosimmo Sibilia, vicepresidente vicario della Figc e presidente dei Dilettanti, la base della piramide calcio. Da Spadafora, per tutto lo sport dilettantistico, è arrivata la promessa di 400 milioni di aiuti, e Sibilia “prende atto con soddisfazione, in attesa dei gesti concreti”.

Altri attori, come gli arbitri, stanno alla finestra, ma prima di ripartire vogliono avere delle garanzie, visto che l’ipotesi di giocare le partite a porte chiuse li esporrebbe comunque a dei rischi, si veda appunto Juve-Inter.

“Nella drammaticità del momento continuiamo a lavorare sulla ripartenza, ma il quando non dipende da noi – ha dichiarato il loro presidente, Marcello Nicchi -. Siamo pronti a riaccendere il motore ma certo non possiamo mandare gli arbitri allo sbaraglio a rischiare la vita. Servono garanzie per tutti, anche per noi”.

Ha più fretta di riprendere la stagione e la sua corsa verso la serie A Pippo Inzaghi, allenatore del Benevento dominatore della serie B. “Quando tutto finirà vogliamo ricominciare a giocare: sarebbe la cosa più giusta – ha dichiarato -. Vogliamo finire quello che abbiamo iniziato otto mesi fa, i campionati vanno terminati. Sarebbe la soluzione migliore per evitare equivoci ed evitare che qualcuno subisca danni”.