Confindustria: -10% Pil nel semestre, “colpiti al cuore”

Operai in uno stabilimento metalmeccanico.
Operai in uno stabilimento metalmeccanico. (ANSA)

ROMA.  – La prima analisi su come potrebbe evolvere l’impatto economico sull’Italia dell’emergenza coronavirus è sintetizzata in un grafico che disegna una V profonda: Il “Covid 2019 affonda il Pil” poi il rimbalzo con un primo “parziale recupero”.

Gli economisti di Confindustria stimano che “l’enorme caduta” del Pil che stiamo già vivendo tocchi il -10% cumulato nei primi due trimestri dell’anno. Ipotizzando poi un “superamento della fase acuta dell’emergenza a fine maggio” vedono una risalita fino a chiudere il 2020 in calo del 6% e con un +3,5% nel 2021.

Il rapporto di primavera del centro studi di via dell’Astronomia cade in un momento epocale, una “doppia guerra”, sintetizza il leader degli industriali Vincenzo Boccia: “Una guerra al virus, una guerra alla recessione perché non diventi strutturale, non diventi depressione”. E ancora con troppe incognite. La premessa alle stime è obbligata: “Solo i prossimi mesi diranno” se in queste ipotesi c’è “realismo o eccessivo ottimismo”.

Le previsioni si fondano sull’ipotesi di una graduale ripresa dell’attività produttiva: dal 40% di inizio aprile, al 70% di inizio maggio, al 90% a inizio giugno ed a fine mese al 100%. Ogni settimana settimana in più di blocco peserà come un macigno: “Lo 0,75% del Pil”.

Sul fronte del lavoro è “verosimile” che “la resilienza dell’occupazione nel 2020” possa essere “almeno pari” a quanto accaduto con la crisi finanziaria nel 2009: un calo ma con una tenuta rispetto alla violenza del colpo. La stima indica una flessione dell’1,5% “in termini di teste”, inferiore (grazie a Cig e strumenti di flessibilità, dallo smaltimento ferie ai congedi) al calo dell’offerta di lavoro: -2,5% in “unità di lavoro equivalenti a tempo pieno”, – 3,1% per ore lavorate”.

Il tasso di disoccupazione è visto all’11,2% nel 2020: era al 9,8% a gennaio. Crollano la fiducia di imprese e famiglie, gli investimenti, produzione e consumi, export e import. Mentre l’impatto sui conti pubblici è stimato in un indebitamento 2020 al 5% del Pil con il debito al 147%. Goldman Sachs dagli Usa vede anche peggio: si rischia un deficit del 10%.

L’economia italiana è “colpita al cuore”. “Bisogna agire immediatamente”, ribadisce Confindustria, con interventi “massivi” in una misura che oggi “nessuno conosce”, su scala nazionale e con  “azioni straordinarie” dell’Europa: “Le  istituzioni Ue sono all’ultima chiamata per dimostrare di essere all’altezza”.

Servono gli eurobond, una seconda tornata da 25 miliardi di misure di sostegno con risorse Ue restituirebbe mezzo punto di Pil, un piano europeo straordinario di  investimenti pubblici da 3mila miliardi in tre anni (come via dell’Astronomia aveva già proposto, prima della crisi, con le confindustrie tedesca e francese) alzerebbe la crescita di 2,5 punti in Italia e di 1,9 nell’Eurozona”.

Ma “non si può aspettare che l’Europa decida”, avverte Boccia, ribadendo l’emergenza liquidità e la necessità di puntare su un fondo di garanzia per far arrivare credito a trent’anni nelle casse delle imprese.

Per il presidente di Confindustria – che per farlo usa le parole di un industriale “di un territorio tra i più colpiti”, il presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia, è anche il momento di un appello agli associati: “La tenuta del sistema economico e delle filiere dipende anche da noi, dalla nostra etica della responsabilità e dai nostri comportamenti”, “per non far crollare il sistema”,  “per non perdere quel bene essenziale del mondo della economia che è la fiducia tra noi: fornitori e clienti”, a partire dal “mantenere gli impegni presi nei pagamenti”, scrive in una lettera.

(di Paolo Rubino/ANSA)