Covid-19, Simone (Comites): “Più vicini col WhatsApp”

Giovanni Simone, Segretario del Comites di Madrid

MADRID – Il “Covid-19” ci ha cambiati. Ha stravolto le nostre vite e ci ha obbligato a reinventarci. Ci ha fatto riscoprire la gioia della conversazione con la compagna di vita, l’allegria dei giochi con i più piccoli della famiglia, l’importanza di un buon libro. E ci ha fatto anche capire che i social network non servono solo per scambiarsi futili comunicazioni, video divertenti e “meme” ironici o bizzarri. Sono sempre più i gruppi “chat”, come quelli presenti nell’applicazione messaggistica WhatsApp, che si sono “riconvertiti”, trasformandosi in uno strumento di solidarietà in questa improvvisa e lunga quarantena. “Italiani a Madrid” è uno di questi, come ci spiega, in conversazione telefonica – unica possibile in tempi di “coronavirus” -, Giovanni Simone, Segretario del Comites Madrid.

“Italiani a Madrid”, la foto emblema del gruppo su WhatsApp

– Il nostro gruppo nell’applicazione WhatsApp, battezzato “Italiani a Madrid”, è una derivazione di quello già esistente in Linkedin, nato anni fa – commenta Simone -. Il suo obiettivo – ammette – era semplicemente quello di sentirsi, far conoscere offerte o proposte di lavoro, scambiare ricette gastronomiche, foto o meme, parlare del più e del meno. Il gruppo organizza anche una cena mensile tra noi.  L’ultima risale allo scorso 6 marzo. Poi, con la diffusione del virus l’argomento principale è diventato il “Covid-19”. La pandemia ci ha avvicinato, nonostante la distanza obbligata della quarantena. Abbiamo avuto amici che sono stati poco bene. Li abbiamo seguiti a distanza. Ci siamo preoccupati per la loro salute. Abbiamo chiesto se avessero bisogno di aiuto. Ci siamo offerti di fare loro la spesa… Insomma, è nata una solidarietà spontanea.

– Quanti siete nella chat?

– I membri del gruppo su Linkedin sono un migliaio o quasi – ci dice Simone -. Sul WhatsApp siamo di meno, quasi un centinaio. Tra i membri di Linkedin, sono quelli che hanno una relazione più fluida, più stretta… Circa una trentina siamo in contatto quotidiano. Ci scambiamo informazioni, commentiamo le notizie sul coronavirus, ci preoccupiamo se qualcuno si sente poco bene.

– È diventato quindi uno strumento di aggregazione e di solidarietà

– Si, certamente – ammette il segretario del Comites Madrid -. Chat di italiani ve ne sono decine sia a Madrid, sia nel resto della Spagna.

 

Riconversione spontanea

Giovanni Simone

In Europa, a differenza di quanto accade ad esempio in America Latina, sono pochi i punti di riferimento e di aggregazione delle nostre comunità. E la Spagna non è l’eccezione. Ma anche se esistessero, non potrebbero svolgere la loro funzione in tempo di quarantena. È così che i social network hanno assunto una importanza a volte sottovalutata. Con la pandemia si sono trasformati in strumenti di informazione e, soprattutto, in veicoli per esprimere solidarietà. Una evoluzione spontanea, avvenuta senza che ce ne rendessimo conto.

Simone parla adagio, come è sua abitudine. Non morde le parole, al contrario, le scandisce, sottolineando col tono di voce o una pausa, quelle che ritiene più importanti.

– All’inizio si cominciò a parlare dell’epidemia in Italia – illustra -. Ci scambiavamo informazioni, commenti, preoccupazioni. Quando anche in Spagna la diffusione del virus è diventata preoccupante, ci siamo ritrovati a parlarne senza accorgercene. E il numero delle comunicazioni quotidiane è cresciuto. Dal giorno in cui è stato decretato lo Stato d’Allarme, i messaggi quotidiani nella nostra chat si sono moltiplicati.  Le foto, i meme, i video si sono trasformati in: come stai?… facci sapere se ti serve qualcosa… serve aiuto? ti porto da mangiare? …

– Qualche membro della chat ha avuto effettivamente bisogno di aiuto? Magari di qualcuno che gli andasse a fare la spesa…

– No, che io sappia – ammette -. Un paio di ragazze hanno avuto febbre alta, però hanno preso paracetamolo ed è subito scesa. Ci siamo scambiati informazioni, numeri di telefono utili. Non c’è stato bisogno di un intervento presenziale. Solo piccole manifestazioni di solidarietà… Fino a quando sapevamo che stavano male, tutti i giorni, più volte al giorno mandavamo messaggi.

Non è mancato, purtroppo, chi col “Covid-19” ha perso il lavoro. E chi, sempre a causa della pandemia e dell’interruzione dei voli tra la Spagna e l’Italia, ha visto cancellate le prenotazioni.

WhatsApp, il logo

– La chat – ci dice Simone – è servita per scambi di informazioni su come gestire i siti web della Spagna per la ricerca di un posto di lavoro… Ed anche per indicare, a chi voleva o doveva tornare in Italia, come agire con le compagnie aeree. Io ho dato alcuni contatti di vettori. Ho interpellato amici nelle compagnie aeree, dirigenti che hanno controllato effettivamente se i voli erano stati cancellati e mi hanno suggerito quali fossero i procedimenti per ottenere rimborsi o cambi etc. Quando l’Alitalia ha iniziato il ponte aereo, sulla chat abbiamo diffuso informazioni relative ai voli di rimpatrio.

– Qual è l’età media dei partecipanti al gruppo…

– È costituito fondamentalmente da 30, 35enni – spiega -. C’è anche un blocco più grande tra i 40, 45 anni. Sono soprattutto single o coppie. Poche famiglie con bambini.

Per concludere, ci assicura che, anche se per il momento non cè stato alcun bisogno di interventi “presenziali”, il gruppo “mantiene una vigilanza solidale”.

– C’è la tranquillità di sapere che, qualunque cosa accada, si può contare su persone che in qualche modo ti sono vicine – aggiunge -. Molti di noi sono single. Quando stai solo, la quarantena diventa più difficile, più complicata da gestire. Devi mantenere la calma, devi imparare a farti compagnia, devi riscoprire la bontà della lettura e dello studio, devi organizzarti per fare la spesa senza uscire troppo da casa, devi cucinare e pulire in totale solitudine. Alla fine, sono già trascorsi tanti giorni di isolamento e ancora non è finita.

Mauro Bafile

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