Alpinisti italiani bloccati in Cile, in fuga dal Covid-19

Carta geografica del nord del Cile, nella zona di Tarapacà.
Carta geografica del nord del Cile, nella zona di Tarapacà.

AOSTA. – Un’odissea on the road tra Argentina e Cile, in fuga dal coronavirus che sta deflagrando anche in Sud America. E’ quanto stanno vivendo in questi giorni Jasmine Bisson, valdostana di 32 anni e Marco Lavaggi, 35enne di Genova, coppia di alpinisti, sorpresi dall’emergenza sanitaria durante un trekking in Patagonia.

I loro voli sono stati cancellati e ora dormono in tenda o in alcuni appartamenti di fortuna, nell’attesa di poter raggiungere l’Europa. “Qui in Cile, alcuni quartieri e paesi iniziano a dichiarare la quarantena totale e gli abitanti anche di villaggi sperduti bloccano l’ingresso ai non residenti per tutelarsi, in tutto lo stato c’è il coprifuoco dalle 22 alle 5”, racconta Jasmine Bisson.

In Argentina sono arrivati all’inizio di febbraio, poi un lungo tour che li ha portati tra l’altro nel Parco Nazionale della Terra del Fuoco, sull’Isola Magdalena a vedere i pinguini di Magellano. E anche un trekking a Torres del Paine e una spedizione autonoma al campo di ghiaccio Patagonico.

Domenica 15 marzo, poco dopo aver passato il confine con il Cile, alle loro spalle si è sigillata la frontiera argentina. Da quel momento sono iniziati i problemi: dogane sanitarie, voli cancellati e riprogrammati, difficoltà di collegamento con l’ambasciata italiana, ostelli chiusi, appartamenti negati agli stranieri: “Gente che ci chiede di dove siamo e appena diciamo italiani fanno due passi indietro o si mettono la mascherina”, spiega Jasmine.

A Santiago, da dove sarebbero dovuti ripartire per l’Italia, è iniziato un inutile pellegrinaggio in aeroporto: “I voli alternativi che ci sono stati offerti avevano prezzi impraticabili, 10 volte in più di quanto avevamo pagato in nostri biglietti”.

Da qui la decisione di scappare dalla capitale e raggiungere luoghi più sicuri, il più possibile al riparo dal contagio: “Quando abbiamo visto che non c’era possibilità di un prossimo rientro a casa e che a Santiago stavano aumentando notevolmente i casi ogni giorno, abbiamo deciso di recarci all’estremo Nord del Cile, nelle regioni con meno casi dichiarati di tutta la nazione”.

Così il loro viaggio riprende, in autobus, attraverso tre dogane sanitarie: “Ci hanno fatto compilare formulari che investigavano i nostri spostamenti precedenti, eventuali sintomi, numeri da contattare in caso di emergenza”.

E la fuga dal Covid-19 continua in questi giorni nella regione settentrionale di Tarapacà, una delle meno esposte alla diffusione del virus : “Cerchiamo di tutelarci il più possibile, mantenendo la distanza di sicurezza con le altre persone, abbiamo sempre dietro sapone per lavarci le mani e gel disinfettante, cloro per pulire le superfici, mascherine da indossare soprattutto negli spostamenti”.

In attesa di trovare un varco per il rientro in Italia, o almeno in Europa: “Continuiamo a seguire le notizie e attendiamo il momento giusto e le modalità più ragionevoli per rientrare: il mio volo di rientro – dice ancora Jasmine – potrebbe essere programmato per il 3 maggio, vedremo cosa accadrà”.

(di Benoit Girod/ANSA)

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