Coronavirus: scetticismo e speranza, il nostro futuro visto adesso

Infermiera culla l'Italia.
Infermiera culla l'Italia.

ROMA. – Confusi e critici, spaventati e speranzosi: alle prese con un futuro complicato da immaginare se non altro perché sfugge alle dinamiche conosciute, alle traiettorie consolidate e previste così come il coronavirus si è infiltrato tra gli umani dribblando tra i confini degli stati e delle classi sociali, ci sentiamo così ciascuno con maggiore dose dell’uno o dell’altro sentimento.

Quattro Italie o una sola con quattro direttrici. Un gruppo di lavoro, Future of Italy, ha elaborato 55.931.983 conversazioni – post, commenti, tweet, video su ogni social – tra il 25 febbraio e il 25 marzo per arrivare a descrivere ad oggi come siamo, come ci sentiamo e cosa dovremo fare dopo tutto questo.

Insomma come vediamo oggi il nostro futuro, mentre siamo in quarantena e con il fiato sospeso per le notizie, attenti lettori di grafici, ascoltatori di scienziati e medici come mai prima d’ora. L’analisi delle conversazioni ha evidenziato quattro differenti polarizzazioni: timore e paura, confusione e incertezza, critica delle decisioni e dei risultati, speranza nel futuro.

La riflessione sul mondo nuovo post Covid 19 non si ferma qui: Future of Italy, il gruppo operativo ideato e composto da Matteo Flora, fondatore di The Fool, Andrea Fontana, co-fondatore e presidente di Storyfactory, e Oscar Di Montigny, fondatore e Presidente di BYE, andrà avanti settimanalmente per approfondire cambiamenti e nuovi sentimenti.

La prima ricerca è in anteprima ANSA. Se la paura ha dominato la prima fase delle misure di contenimento, questa ha lasciato velocemente il passo alla speranza ed alla confusione verso le misure e la popolazione, rea di non rispettare i divieti, un atteggiamento in linea con lo spirito ‘contrarian’ che da sempre contraddistingue una parte significativa della popolazione italiana.

Importanti anche i numeri di chi manifesta forte confusione, soprattutto in occasione della diramazione dei decreti, sintomo di una comunicazione non sufficientemente chiara e trasparente rispetto alle misure. Infine, è importante sottolineare come speranza e critica rimangano le tipologie di conversazioni in crescita, con un trend di diminuzione di confusione e paura.

A livello internazionale, invece, è in crescita la paura rispetto all’Italia e gli italiani. Rimane di fondamentale importanza sviluppare una narrazione che veda nel sacrificio, nella costanza e nella ripartenza dell’Italia una piattaforma di conversazione internazionale che ne rilanci il ruolo.

Ecco nel dettaglio i profili socio-comportamentali:

GLI SPAVENTATI – Temono il futuro e la condizione presente, raccontano il loro disagio e la loro incapacità di prendere decisioni. Dall’analisi delle conversazioni in Italia emerge che la paura del coronavirus non è principalmente una paura sanitaria, nella maggioranza delle persone, ma è un timore per la sicurezza personale, soprattutto in chiave economica. Gli italiani temono per il lavoro, per l’economia, la scuola. Temono il panico e temono le azioni – spesso irresponsabili – di altri cittadini. Vedono il mostro all’orizzonte, quasi più spaventevole che non l’emergenza che stanno affrontando ora.

I CONFUSI – Si trovano nella impossibilità di prendere decisioni informate perché non sono in grado di trovare informazioni univoche e rilevanti.

I CRITICI – Sono alla ricerca di un colpevole e si muovono nella dinamica di attacco a qualunque proposizione e iniziativa. Il nemico cercato e ritrovato è multiforme: il diverso, l’avversario, il comando e gli altri. E su questi assi la critica investe il Governo, complice di non fare mai abbastanza.

GLI SPERANZOSI – Raccontano i piccoli successi e si muovono verso la creazione di una visione positiva del futuro, in modo attivo e determinato. Nelle conversazioni degli italiani, la speranza trova un primo, forte, appiglio nell’essere italiani: un’appartenenza vissuta come sinonimo di coraggio. Il senso di orgoglio espresso dagli utenti è confermato ed alimentato dalle storie e dalle testimonianze degli operatori sanitari in prima linea nella lotta alla pandemia. I messaggi degli speranzosi sono intrisi di solidarietà e senso di responsabilità.

(di Alessandra Magliaro/ANSA)