Stroncato dal Coronavirus: scompare Sergio Rossi, maestro delle scarpe di lusso

Sergio Rossi, in una foto d'archivio.
Sergio Rossi, in una foto d'archivio. (ANSA)

ROMA. – Addio a Sergio Rossi, maestro delle calzature di lusso femminili, fondatore del marchio sinonimo di scarpe dallo stile glamour, inconfondibile. Il designer si è spento ieri sera, 2 aprile, all’età di 85 anni, stroncato dal Coronavirus che lo aveva colpito da qualche giorno, costringendolo al ricovero nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Bufalini di Cesena.

La storia di Sergio Rossi, nato nel 1935 a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena) è quella di un modesto artigiano che aveva ereditato la passione per le calzature femminili su misura, dal padre calzolaio. Ma quello con le scarpe era vero amore. Un amore cominciato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nella bottega del padre, che gli aveva insegnato il mestiere da bambino, dal momento che il piccolo Sergio già a 14 anni mostrava un grande talento.

Tanto che, le scarpe prodotte d’inverno con il fratello Franco, venivano vendute dalla famiglia durante l’estate servendosi di una bancarella ambulante, che girava lungo tutta la riviera romagnola, da Rimini a Riccione.

Il suo talento però aveva già tracciato per lui un cammino di successo, che avrebbe trasformato il giovane Sergio il calzolaio in uno stilista iconico, corteggiato dai grandi gruppi del lusso. Tanto che nel 1999 il marchio venne acquisito dal Gruppo Gucci, poi divenuto Kering, polo europeo del lusso di Francois-Henry Pinault, che lo trasformò in un brand cult, aprendo tanti flagship store nel mondo fino al 2015, quando le scarpe di Sergio Rossi tornarono ad essere italiane, grazie all’acquisizione di Investindustrial, società di private equity di Andrea Bonomi.

L’investitore rilanciò il marchio italiano che tornò ad essere molto amato dalle star di Hollywood come Katy Perry, Anne Hathaway, Hilary Swank, Jennifer Lopez, dopo aver attraversato un periodo di tempo in affanno, che era seguito all’apice del successo toccato alla fine degli anni Novanta.

Il designer ormai non disegnava più le scarpe che portavano il suo marchio. Francesco Russo è stato direttore creativo di Sergio Rossi tra il 2008 e il 2013, anno in cui Angelo Ruggeri è entrato in azienda come design director, ruolo che ha ricoperto fino alla prima metà del 2016.

Tornando alla storia del giovane Sergio, nessuno avrebbe mai immaginato che quel calzolaio che durante l’estate vendeva le scarpe sulle spiagge di Rimini avrebbe trasformato il suo marchio in un brand di culto e San Mauro Pascoli, dove aveva aperto il suo primo stabilimento nel 1951, in capitale mondiale della calzatura femminile di lusso.

Tra i suoi primi modelli di successo, l’Opanca divenne un cavallo di battaglia delle prime collezioni: erano sandali semplici ma innovativi nella suola che curvava attorno al piede diventando un tutt’uno con la parte superiore della tomaia. Due anni più tardi, nel 1968, venne prodotta la prima scarpa marchiata Sergio Rossi che inaugura la prima collezione ufficiale del brand.

Più tardi la scarpa-icona del brand divenne il modello Godiva, reinventato ogni anno in diversi materiali e colori. Le scarpe di Sergio Rossi si fecero notare sin dagli anni Settanta per la bellezza del design, sempre molto geometrico, femminile e sensuale, per l’uso del colore e per l’elevata qualità dei pellami scelti. Ma non trascurava la comodità della scarpa che aveva il suo segreto nella suola ben aderente al piede.

L’ascesa di Sergio Rossi nell’olimpo dei grandi nomi del made in Italy è stata segnata anche da collaborazioni con i più grandi geni della moda, tra cui, vale la pena ricordare, quella con un giovanissimo Gianni Versace. Ma anche con Dolce & Gabbana e Azzedine Alaia.

(di Patrizia Vacalebri/ANSA)