Conte in pressing sull’Ue, e richiama le Regioni: “Basta scontri”

La Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
La Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. EPA/OLIVIER HOSLET

ROMA. – Il problema non sono solo le condizioni, ma anche l’entità dei fondi. Il Mes non è in grado di garantire all’Italia quel “bazooka” che serve a contrastare il crollo del Pil dovuto all’emergenza Coronavirus. Ecco perché il premier Giuseppe Conte è deciso a battersi fino all’ultimo a Bruxelles per ottenere il massimo possibile.

Come ha ribadito alla lettera indirizzata alla presidente della commissione Ue Ursula Von Der Leyen, le anticipazioni dei lavori tecnici in preparazione dell’Eurogruppo non sono per il premier italiano “all’altezza” della “potenza di fuoco” dell’Unione.

I segnali positivi ci sono – da ultimo il fondo della Bei da 200 miliardi per le imprese e il via libera a concedere garanzie fino al 100% – ma per il governo ancora non basta. Secondo alcuni calcoli le misure finora messe in campo libererebbero risorse per circa 35 miliardi.

Troppo poco. Servirà molto più. Perciò il presidente del Consiglio insiste su strumenti come gli Eurobond o come il fondo proposto dalla Francia. Se non passeranno, è pronto ad assumersi la responsabilità politica di agire in deficit – e far lievitare il debito – per stanziare tutto quanto necessario.

Sul fronte interno intanto il premier prova a stemperare le tensioni con Regioni come la Lombardia, dopo lo scontro e le polemiche degli ultimi giorni. L’idea è lavorare insieme perché, ferma fino al 13 aprile la possibilità di prorogare le ordinanze regionali, dal 14 – quando potrebbe esserci una piccola riapertura di singole attività produttive – si arrivi a elaborare regole sul piano nazionale condivise da tutti allo stesso modo. Il Pd propone di farlo istituendo una cabina di regia.

Conte, con i ministri Boccia e Speranza, convoca intanto in videoconferenza le Regioni. Il governo, rivendica il premier respingendo le critiche di governatori come Attilio Fontana, sta facendo tanto per gli enti locali. “Ognuno di noi”, dice includendo anche i governatori, “sta dando il massimo”.

“Questo deve contare di più di ogni incomprensione. Ma serve collaborazione e correttezza anche nelle comunicazioni, per non alimentare scontri che non ci sono e non devono esserci”. Sul fronte interno prosegue con qualche difficoltà il lavoro in vista del varo del decreto per dare liquidità alle imprese e del decreto “aprile” con le nuove misure per lavoratori e famiglie. A monte c’è proprio il problema delle risorse.

Resistenze vengono accreditate da parte dei tecnici del ministero dell’Economia ad accrescere il debito con nuove misure in deficit. Ma da via XX Settembre negano diversità di vedute tra il ministro Roberto Gualtieri e il premier: la linea è comune anche sul fronte europeo.

Le decisioni sulla linea di politica economica, sottolineano a Palazzo Chigi, sono prese dal premier (non, il sottinteso, da tecnici). Secondo Matteo Salvini l’Europa starebbe “andando in direzione del Mes senza che, a quanto dicono a Bruxelles, nessuno Stato si opponga: sarebbe un crimine contro gli italiani”, lamenta il leader della Lega.

Il refrain tocca anche sensibilità Cinque stelle. Ma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio invita a non farne una questione di nomi o strumenti: niente taboo. “I Coronabond? Dobbiamo trovare lo strumento migliore. Abbiamo bisogno di tutta la forza Ue”.

Un Consiglio dei ministri è in programma domenica sera: un decreto dovrebbe sbloccare 200 miliardi di garanzie per le imprese ma anche prorogare una serie di scadenze fiscali per agevolare i contribuenti. Ma non è escluso che il Cdm slitti a lunedì. Potrebbe invece arrivare dopo Pasqua, intorno al 15, il decreto “aprile”, con misure per 35-40 miliardi: si attende di capire l’esito della partita europea, per capire quali risorse ci saranno.

Intanto però lievitano le richieste di maggioranza e opposizione, che si sono tradotte in migliaia di emendamenti al decreto Cura Italia. La maggioranza ha accettato di sfoltirli: domenica è prevista una nuova riunione. La cabina di regia con l’opposizione slitta invece da venerdì sera a sabato mattina, per provare a coordinare il lavoro con quello in corso nella maggioranza ed evitare fughe in avanti.

A Lega, Fi e Fdi il governo chiederà di ritirare tutti gli emendamenti onerosi per fare proposte da inserire nel decreto aprile ma ad ora l’opposizione non sembra demordere: alcuni emendamenti – è la richiesta – devono passare da subito.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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