Allarme coronavirus in Gran Bretagna, Boris Johnson in ospedale

Boris Johnson durante il suo intervento nella inaugurazione della Camera dei Comuni
Boris Johnson durante il suo intervento nella inaugurazione della Camera dei Comuni. (eunews.it)

LONDRA. – Allarme in Gran Bretagna per la salute di Boris Johnson, ricoverato stasera in ospedale per ulteriori accertamenti a 10 giorni da una forma di contagio da coronavirus definita al principio “lieve”, ma che non accenna a passare.

Un aggravamento, preceduto da inquietudini rimbalzate sui media a proposito delle sue condizioni, che minaccia di privare il Regno temporaneamente del suo primo ministro proprio nella sera in cui un messaggio straordinario alla nazione della quasi 94enne regina Elisabetta, trasmesso in televisione dal castello di Windsor, aveva provato a incoraggiare i britannici a essere “forti” e dar prova di autodisciplina, innanzi tutto restando a casa, per prevalere nella battaglia contro il virus.

Una battaglia che invece per il capo del governo di Sua Maestà, 55 anni, impegnato da due settimane a predicare la necessità di un severo lockdown dopo gli iniziali auspici, e forse le illusioni, di una strategia più soft e graduale, segnata fino a un mese fa persino dal rifiuto di smettere di stringere mani in giro, sembra farsi meno facile. Sullo sfondo di un Paese dove il numero dei morti, pur segnato oggi da un leggero calo dell’incremento giornaliero, è ormai vicino al record europeo di giornata con 621 decessi in più in 24 ore.

“Su consiglio del suo medico, il primo ministro è entrato stasera in ospedale per sottoporsi a esami”, ha annunciato una portavoce di Downing Street. Si tratta di “una misura precauzionale poiché egli continua ad avere sintomi persistenti da coronavirus 10 giorni dopo essere stato testato positivo”, ha provato a rassicurare la portavoce, aggiungendo che Johnson “ringrazia il personale dell’Nhs (il servizio sanitario nazionale) per l’incredibile duro lavoro che sta svolgendo e sollecita la popolazione a continuare a seguire la raccomandazione del governo di stare in casa per proteggere l’Nhs e salvare vite” umane.

Sono tuttavia rassicurazioni che non spengono le ansie, né i timori che il premier conservatore possa essere costretto a cedere il bastone del comando per impedimento – almeno per un po’, ma nel pieno dell’emergenza – al suo assai meno carismatico vice de facto, il ministro degli Esteri e Primo segretario di Stato, Dominic Raab.

Poche ore prima, era del resto stato il titolare della Sanità, Matt Hancock, a sua volta reduce da un contagio da Covid-19, risolto però con una settimana d’isolamento, ad ammettere che Johnson – chiuso dal 27 marzo in un alloggio adiacente al numero 11 di Downing Street – avesse ancora “febbre (alta secondo i giornali, ndr) e tosse”; seppure precisando che era “in buono spirito” e “saldamente al timone” della nave governativa.

Un timone che invece stasera – dopo una serie di video diffusi fino a ieri via Twitter in cui certamente non era apparso in forma – deve momentaneamente lasciare. Per “un secondo tampone”, fa sapere il suo staff. Salvo complicazioni.