Sorelle cadono da motonave e annegano a Venezia

Un'immagine del recupero delle salme delle due donne lrte annegate in laguna a Venezia
Un'immagine del recupero delle salme delle due donne lrte annegate in laguna a Venezia. ANSA/Vigili del Fuoco)

VENEZIA. – Mano nella mano, per affrontare assieme anche la morte. I cadaveri di due sorelle marocchine di 38 e 42 anni sono stati recuperati così la scorsa notte nelle acque della laguna, nei pressi dell’isola artificiale creata per il Mose di fronte alla bocca di porto del Lido.

Erano annegate, cadendo dal parapetto del motobattello ‘Guardi’ del servizio pubblico Actv che compie la corsa finale della giornata da Punta Sabbioni a Venezia. A bordo erano le uniche passeggere; per questo alla prima fermata del Lido il comandante si è accorto della loro assenza e ha dato l’allarme. Sul battello sono rimasti solo due paia di scarpe e un una bottiglia di superalcolico semivuota.

Sono proprio questi particolari a far immaginare che, oltre alla disgrazia, possa essere plausibile anche l’ipotesi di un gesto autolesionistico. Scattate le ricerche da parte di Vigili del fuoco e Carabinieri, i due corpi sono stati avvistati due ore dopo da una delle imbarcazioni dei pompieri. Sono stati recuperati e trasportati alla Marittima.

Il pubblico ministero Alessia Tavernesi che coordina le indagini ha disposto l’autopsia per accertare le cause della morte. Sul cadavere di una delle due donne sono stati ritrovati i documenti di identità e questo ha permesso agli uomini della Capitaneria di Porto di risalire anche alla sorella.

Abitavano da alcuni anni in un appartamento in una via stretta e breve di Marghera, passeggiavano sempre assieme, ma nessuno nella zona sembra ricordarsi di loro. Non i membri della comunità marocchina e neppure chi viveva a pochi passi nella fila di palazzine dell’isolato.

“Le vedevamo passare spesso per andare alla fermata del pullman – racconta una donna, facendo capire che le due potessero essersi rifugiate in Italia per ragioni religiose – ma non mi sono mai messa a conversare con loro”. Volti anonimi anche per uno dei capi della comunità islamica. “Non le ho mai viste – conferma – forse non frequentavano le famiglie di fede musulmana”.

Di loro restano gli ultimi frame delle immagini della videosorveglianza al pontile di Punta Sabbioni. Appaiono, tranquille, silenziose, come in una normale serata di primavera. Eppure anche quelle figure alimentano altri interrogativi. In particolare sul senso della loro presenza al buio in una zona lontana e poco frequentata come Punta Sabbioni, soprattutto in questi giorni di ‘serrata’ a causa delle restrizioni per il Covid-19.

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