Papa Francesco: “Medici, infermieri e preti sono i santi della porta accanto”

Papa Francesco in un videomessaggio alle famiglie italiane e del mondo in questo tempo di pandemia.
Papa Francesco in un videomessaggio alle famiglie italiane e del mondo in questo tempo di pandemia. ANSA/FERMO IMMAGINE

CITTA’ DEL VATICANO. – Per il dopo-Coronavirus bisogna assolutamente rifuggire dalla “cultura dello scarto” e dell’esclusione. E’ un vero grido d’allarme quello che lancia papa Francesco in un’intervista sulla crisi mondiale provocata dalla pandemia, concepita per i media cattolici anglofoni e rilasciata al giornalista e scrittore britannico Austen Ivereigh.

“Alcuni governi hanno preso misure esemplari, con priorità ben definite, per difendere la popolazione. Ma ci stiamo rendendo conto che tutto il nostro pensiero, ci piaccia o non ci piaccia, è strutturato attorno all’economia. Si direbbe che nel mondo finanziario sacrificare sia normale. Una politica della cultura dello scarto. Da cima a fondo”, avverte il Papa nell’intervista, pubblicata in traduzione italiana da Civiltà Cattolica.

“Penso per esempio alla selettività prenatale – spiega il Pontefice -. Oggi è molto difficile incontrare per strada persone con la sindrome di Down. Quando la si vede nelle ecografie, li rispediscono al mittente. Una cultura dell’eutanasia, legale o occulta, in cui all’anziano le medicine si danno fino a un certo punto”.

Ricordando la ‘Humanae vitae’ di Paolo VI, il Papa sottolinea che “la grande problematica su cui all’epoca si concentravano i pastoralisti era la pillola. E non si resero conto della forza profetica di quell’enciclica, anticipatoria del neomalthusianismo che stava preparandosi in tutto il mondo. È un avvertimento di Paolo VI riguardo all’ondata di neomalthusianismo che oggi vediamo nella selezione delle persone secondo la possibilità di produrre, di essere utili: la cultura dello scarto”.

“I senzatetto restano senzatetto – aggiunge Francesco -. Giorni fa ho visto una fotografia, di Las Vegas, in cui erano stati messi in quarantena in un parcheggio. E gli alberghi erano vuoti. Ma un senzatetto non può andare in un albergo. Qui la si vede all’opera, la teoria dello scarto”.

Bergoglio, nell’isolamento in Vaticano, dice di star vivendo “questo momento con molta incertezza. È un momento di molta inventiva, di creatività”. E citando i Promessi Sposi suggerisce a vescovi e sacerdoti che “il popolo di Dio ha bisogno che il pastore gli stia accanto, che non si protegga troppo”.

“Penso ai santi della porta accanto in questo momento difficile. Sono eroi! – esclama – Medici, volontari, religiose, sacerdoti, operatori che svolgono i loro doveri affinché questa società funzioni. Quanti medici e infermieri sono morti! Quanti sacerdoti sono morti! Quante religiose sono morte! In servizio, servendo”.

Alla domanda se nel dopo-crisi vede le possibilità di una società e un’economia meno liquide e più umane, torna su un concetto recentemente espresso più volte: “Oggi, in Europa, quando si cominciano a sentire discorsi populisti o decisioni politiche di tipo selettivo non è difficile ricordare i discorsi di Hitler nel 1933, più o meno gli stessi che qualche politico fa oggi”.

E un ulteriore monito è ancora per chi ha responsabilità politiche. “Questa crisi ci tocca tutti: ricchi e poveri – osserva -. È un appello all’attenzione contro l’ipocrisia. Mi preoccupa l’ipocrisia di certi personaggi politici che dicono di voler affrontare la crisi, che parlano della fame nel mondo, e mentre ne parlano fabbricano armi. È il momento di convertirci da quest’ipocrisia all’opera. Questo è un tempo di coerenza. O siamo coerenti o perdiamo tutto”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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