Dopo i tagli la Cig, per il calcio crisi mai vista

Giocatori del Bayer Minich in una sessione d'allenamento con distanza sociale.
Giocatori del Bayer Minich in una sessione d'allenamento con distanza sociale. (ANSA/EPA)

ROMA. – Cassa integrazione. Solo un mese fa, accostare la parola al calcio sembrava un paradosso. Ora che lo tsunami coronavirus ha travolto anche il mondo “dorato” – almeno secondo l’immaginario colletivo -, lo sport amato dagli italiani si scopre fragile. E racconta a tutti i suoi appassionati quanto sia fittizio tutto quel glamour.

“Il governo conceda la Cig anche ai calciatori che guadagnano meno di 50 mila euro l’anno”, é l’appello lanciato a una voce dai club di Serie C e dalle parti sociali del calcio.

Mentre la serie A e l’Aic litigano sul taglio agli ingaggi, e il Napoli è la prima squadra a ricorrere al piu’ noto e doloroso degli ammortizzatori sociali per 15 dei suoi dipendenti, la scelta di una “linea comune” arriva dall’accordo tra Lega Pro e Aic: si chiede al governo liquiditá per i club del “calcio dei Campanili”, ma anche di far entrare i tanti calciatori con stipendi normali nel novero dei “normali” lavoratori in crisi.

“Ben venga la Cig anche per noi calciatori – dice il portiere della Vibonese, Riccardo Mengoni, 34 anni tutti passati nelle serie minori – Molti prendono mille euro al mese: sará difficile da credere per molti, ma anche per numerosi calciatori arrivare alla fine del mese non é facile”.

A fronte di questa emergenza, c’e’ la discussione sul taglio ingaggi. I club di serie A spingono per una riduzione da 2 a 4 mensilità, l’assocalciatori lamenta che la “linea dura” palesata dall’ultima assemblea rischia di far saltare le singole trattive già avviate per riduzioni modulate squadra per squadra, giocatore per giocatore, contratto per contratto.

“Al Monza, ho ridotto del 50 per cento gli ingaggi di allenatori e staff e non ho toccato quello di chi fatica ad arrivare a fine mese”, dice Adriano Galliani, che in serie C ha fatto da apripista cosi’ come la Juve, che con i suoi giocatori ha concordato un taglio provvisorio del 70%, da recuperare in parte a emergenza finita.

Ma la combinazione Cassa integrazione-stipendi-tagli rischia di mandare in tilt il sistema europeo. La Premier, che oggi ha quantificato in un miliardo il possibile buco se il campeonato non dovesse riprendere. è alle prese con una lite globale: il governo britannico accusa i club di mettere in casa integrazione i dipendenti e continuare a pagare i calciatori.

Il Liverpool é stato costretto a fare marcia indietro ma i giocatori non danno l’ok al tagli stipendi se prima non sapranno “dove vanno a finire i nostri sacrifici”; linea simile a quella di Messi novello Che Guevara, che ha attaccato il Barcellona per aver messo in cattiva luce i giocatori blaugrana che in realtá volevano tagliarsi lo stipendio milionario solo dietro garanzia della difesa degli stipendi di tutti i dipendenti.

In Spagna ora anche il Siviglia di Monchi ha messo in Cig i suoi dipendenti non calcistici, come Barca, Espanyol e Atletico. I giocatori e gli allenatori delle prime squadre di calcio e pallacanestro del Real Madrid, guidate dai loro capitani, insieme ai dirigente delle diverse direzioni del club hanno volontariamente deciso di abbassare la propria remunerazione per quest’anno tra il 10% e il 20% , a seconda delle circostanze che potrebbero influiré sulla chiusura di questa stagione sportiva 2019-20.

“Noi ci tagliamo anche gli stipendi, ma non senza sapere con quale ricaduta per tutti”, dice il madridista Kroos. Risposta alla quale forse é difficile rispondere, per il calcio che afronta una crisi mai vista prima.

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