Petrolio: mercato spera nell’accordo Opec sui tagli

Un pozzo di petrolio vicino a Ponca City, Oklahoma, Usa. (ANSA / LARRY
Un pozzo di petrolio vicino a Ponca City, Oklahoma, Usa. (ANSA / LARRY W. SMITH)

ROMA.  – Dopo i cali inesorabili dai inizio anno dei prezzi del petrolio, sui mercati internazionali torna a balenare uno spiraglio di ottimismo che riporta il segno più alle quotazioni. Tutta la speranza è riposta sulla tanto attesa riunione di domani dell’Opec+ dove si dovrebbe finalmente decidere un consistente taglio alla produzione.

Travolto dal braccio di ferro tra Arabia Saudita e Russia e poi anche degli effetti della pandemia da coronavirus, il mercato petrolifero ha visto negli ultimi mesi i prezzi del Wti scendere dagli oltre 60 dollari di inizio gennaio fino ai minimi dei giorni scorsi a poco più di 20 dollari.

Discorso análogo anche per il Brent, le cui quotazioni sono piombate da quasi 70 dollari di inizio anno ai minimi di 22 dollari al barile tra le fine di marzo e l’inizio di aprile.

Dopo il nulla di fatto nell’incontro dei paesi produttori del mese scorso, gli occhi degli operatori guardano ora fiduciosi alla riunione dell’Opec+ che si terrà domani per via telemática e durante la quale, secondo alcuni dei responsabili dei paesi membri, si dovrebbe di fatto arrivare ad un accordo nella battaglia su produzione e prezzi tra Riyad e Mosca, dando il via libera a tagli produttivi per 10 milioni di barili al giorno.

Un’intesa che ha ridato fiato e ottimismo ai mercati portando oggi i future sul Wti a toccare quasi 25 dollari. Secondo alcuni analisti, tuttavia, i tagli alla produzione potrebbero non avere in realtà l’impatto sperato sui prezzi perché con il dilagare della pandemia da covid e i lockdown in molti paesi l’industria non compra e il mercato resta comunque depresso.

Un’incognita importante a questo punto sono però gli Stati Uniti. Se infatti Arabia Saudita e Russia decidessero effettivamente di ridurre la produzione di greggio ma gli Usa non dovessero adeguarsi e seguire con una strategia analoga, i tagli potrebbero risultare insufficienti a compensare il forte deprezzamento degli ultimi mesi.

E fino ad ora le intenzioni di Trump sembrano essersi limitate a lasciar corso all’andamento del mercato per ridurre gradualmente la produzione.

La Russia è “in stretto contatto” con gli Usa e con l’Arabia Saudita sulla situazione nel mercato mondiale, aveva dichiarato qualche giorno fa il presidente Vladimir Putin, “siamo preoccupati dalla situazione” dei prezzi, per cui “siamo pronti anche a intese nell’ambito dell’Opec+ e concretamente con gli Usa” aggiungeva.

Ma l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha comunque messo in dubbio l’effettivo esito dei tagli previsti, paventando la possibilità che la riduzione di soli 10 milioni di barili al giorno possa non bastare a stabilizzare il marcato arginando di fatto il crollo delle quotazioni.

Nei giorni scorsi il responsabile dell’Aie Fatih Birol ha osservato che una tale decisione sarebbe solo “un buon inizio”. Una prima mossa dalla quale partire per poi mettere in atto nuovi tagli dal momento che, ha spiegato, l’eccedenza supererebbe i 15 milioni di barili/giorno.

Motivo per il quale, secondo Birol “credo che sia necessario ampliare la partecipazione ai Paesi di tutto il mondo”. Secondo le stime di alcuni analisti, infatti, la domanda di greggio sarebbe calata di addirittura 35 milioni di barili al giorno.

Lascia un commento