Coronavirus: normalità solo con vaccino, incognita sui tempi

Una persona viene vaccinata contro la menengite
Una persona viene vaccinata contro la menengite, Capriolo (Bs), 7 Gennaio 2020. ANSA/ FILIPPO VENEZIA

ROMA. – Non ci sarà normalità senza il vaccino: sono il ministro della salute Roberto Speranza e il commissario straordinario Domenico Arcuri, in due contesti diversi, alla vigilia delle feste di Pasqua (considerate a rischio contagio), a lanciare un messaggio netto di cautela che frena gli entusiasmi sui termini e sulle modalità della ripresa.

Concetto poi ripetuto dal ministro degli Esteri, Luigi di Maio, che spiega come il suo dicastero stia chiedendo a tutta la comunità internazionale “di mettere insieme le risorse per scoprire il vaccino il prima possibile”. “Mettiamo insieme soldi, competenze, forze e scopriamo il vaccino per tutta l’umanità il prima possibile”, ha aggiunto.

Ma nell’attesa non resta che la cautela e il rigoroso rispetto delle norme. “Stiamo lavorando a una risposta di sistema per riportare famiglie, imprese e persone a ricominciare a vivere pienamente le proprie esistenze. Lo faremo quando la comunità scientifica consegnerà al mondo il vaccino, ma nel frattempo dobbiamo tenerci pronti ed essere all’altezza. Fino a quando non avremo un vaccino il distanziamento sociale è l’unica arma che abbiamo”, ha affermato Speranza.

Anche nella “fase 2” quindi le attenzioni dovranno essere alte fino a quando da qualche laboratorio del mondo non arriverà l’annuncio del risultato raggiunto, con la fine dei test e successivamente il via libera alla produzione. Ma restano due incognite: quella dei tempi per l’arrivo del vaccino e quella dei tempi della chiusura dell’emergenza in Italia.

La curva scende infatti lentamente e si teme l’effetto Pasqua, battezzato da Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa e coordinatore scientifico della task force pugliese per l’emergenza coronavirus, un pericoloso “pasticcio” che l’Italia potrebbe pagare caro con una nuova ricrescita dei casi fra 15 giorni. Intanto i dati della Protezione Civile confermano l’andamento “piatto” e “lento” della discesa.

I tempi per il vaccino non possono essere brevissimi, ci vorranno comunque diversi mesi, anche nelle previsioni più ottimistiche. Ma il presidente della Società Italiana di Pediatria Alberto Villani, ha lanciato un messaggio di speranza affermando che potranno essere bruciate le tappe. “Normalmente per arrivare ad un vaccino da commercializzare il tempo medio è di 2-3 anni. In quest’occasione penso che i tempi saranno molto molto più brevi, sicuramente non saranno quelli abituali per un vaccino”, ha detto durante la conferenza stampa della Protezione Civile.

La forbice secondo gli esperti può andare da poco meno di anno (i primi mesi del 2021) a quasi un anno e mezzo per avere le dosi con rifornimenti massicci.

L’ultimo bilancio degli sforzi mondiali è quello redatto sulla rivista Nature e realizzato da ricercatori della Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), uno dei principali finanziatori di vaccini al mondo: il panorama globale comprende attualmente 115 candidati vaccinali, di cui 78 confermati come effettivamente in corso.

Di questi 78 progetti attivi, 73 sono in fase esplorativa o preclinica, mentre 5 sono in una fase più avanzata, e sono passati nella vera e propria fase di sviluppo clinico: mRNA-1273 di Moderna, Ad5-nCoV di CanSino Biologicals, INO-4800 di Inovio, LV-SMENP-DC e aAPC dello Shenzhen Geno-Immune Medical Institute. E fa sperare anche il vaccino italiano con l’annuncio di ieri dei primi risultati positivi dei test preclinici dei cinque candidati vaccini contro il virus SarsCoV2 condotti in Italia dall’azienda Takis.

(di Maria Emilia Bonaccorso/ANSA)