Con la pandemia cresce la disoccupazione italiana in Spagna

MADRID – Poco più di 8 mila italiani disoccupati in Spagna e oltre un centinaio tra piccole aziende e attività commerciali definitivamente chiuse. La realtà che vivono i latinoamericani residenti nella penisola iberica non è poi tanto diversa. In particolare, non lo è quella dei venezuelani che sono arrivati a migliaia negli ultimi anni. Infatti, sono quasi 6 mila 500 i disoccupati e più di una sessantina le piccole aziende e attività commerciali andate in fumo. È quanto riflettono le statistiche del “Ministerio de Trabajo, Migraciones y Seguridad Social” spagnolo relative al mese di marzo. Quelle di aprile saranno rese note dal Ministero ad inizio maggio. Non è necessario essere esperti nella materia per intuire che rispecchieranno la complessità della paralisi economica imposta dalla pandemia che ha colpito i quattro continenti. Recessione e disoccupazione sono i danni collaterali provocati dal Covid-19; la morte di centinaia di migliaia di persone, il lutto in altrettante famiglie quelli diretti.

Fondo Monetario Internazionale

Il Fondo Monetario Internazionale, solitamente molto prudente e conservatore al momento dei pronostici, prevede una profonda recessione mondiale quest’anno; recessione che continuerà a segnare sicuramente le economie dell’Ue, degli Stati Uniti e dell’America Latina nel primo semestre del 2021. In effetti, l’organismo anticipa una contrazione del Prodotto Interno Lordo dell’eurozona del 7,5 per cento quest’anno. È per questo che consiglia provvedimenti mirati a soccorrere i paesi più colpiti – leggasi Italia, Spagna, Francia -. Per gli Stati Uniti, invece, la recessione sarà del 5,9 per cento. Segno meno anche per il Prodotto Interno Lordo dell’America Latina. Il “Fondo”, infatti, prevede una contrazione globale della sua economia di oltre il 5 per cento. Discorso a parte merita il Venezuela. L’FMI, dopo la contrazione del 19 per cento nel 2019, prevede per il Paese una caduta della produzione pari al 15 per cento. Il Venezuela, causa la delicata congiuntura politica e l’incompetenza di chi governa, segna il passo da quasi un ventennio. Negli ultimi 6 anni, poi, ha subito una contrazione del Pil calcolato tra il 50 e il 60 per cento. La ripresa pare poco probabile per il momento. Infatti, alla contrazione del Pil bisogna aggiungere l’iperinflazione che, nonostante la dollarizzazione dell’economia, continua a cavalcare le 6 cifre. Per alcuni analisti, anche le 7. E non pare che il governo sia intenzionato ad applicare politiche economiche diverse da quelle attuali, impregnate di demagogia e populismo.

FMI: drammatica contrazione del PIL

La ferita prodotta dalla pandemia nelle economie dell’Italia e della Spagna è assai dolorosa e tarderà a rimarginare completamente. I due paesi, nel 2019, erano cresciuti rispettivamente dello 0,2 per cento e del 2 per cento. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che l’anno concluderà con una contrazione economica del 9,1 per cento per l’Italia e dell’8 per cento per la Spagna. La ripresa, se ci sarà, avverrà non prima del secondo semestre del prossimo anno. Si stima attorno ad un 4,8 per cento per la nostra penisola e al 4,3 per cento per quella iberica.

La disoccupazione colpirà anche gli italiani e gli italo-latinoamericani residenti in Spagna

L’economia spagnola aveva iniziato l’anno in crescita; crescita che si rifletteva nella creazione di posti di lavoro. Stando al “Ministerio de Trabajo, Migraciones y Seguridad Social”, a gennaio gli occupati erano 14 milioni 597. Erano 185 mila 111, invece, i lavoratori autonomi. L’impiego, a febbraio, si posizionava sui 14 milioni 812mila mentre i lavoratori autonomi aumentavano a 185mila 320. Era il segno della crescita dell’economia ed il riflesso della fiducia in un paese con potenzialità. L’inizio della pandemia, purtroppo, ha frenato la spinta e provocato un’inversione di tendenza. A marzo l’occupazione si è ridotta. Stando al ministero spagnolo i lavoratori occupati erano 14 milioni 29mila. Circa 300mila in meno. Anche il numero degli autonomi è diminuito a 185mila 258. Nei mesi a venire, questa tendenza non solo sarà confermata ma, stando agli esperti, diventerà anche molto più accentuata.

Il fenomeno descritto, come è ovvio, ha riflessi anche sulla nostra comunità. Infatti, se da gennaio a febbraio il numero dei connazionali occupati era cresciuto di 3mila 189 unità, a marzo si è ridotto di 8mila 236. Stesso discorso per i lavoratori autonomi. Questi, tra gennaio e febbraio erano cresciuti di 492 unità per poi subire un calo di 110.

Per i latinoamericani residenti nel paese la realtà non è molto diversa. Infatti, assume proporzioni ancora più drammatiche. Particolarmente colpiti i giovani, giunti soprattutto dal Venezuela, con il diploma liceale o addirittura senza aver concluso gli studi superiori. Quindi, soggetti più esposti alla disoccupazione. Se tra gennaio e febbraio il numero dei venezuelani occupati aveva subito un’impennata di 2mila 724 unità, tra febbraio e marzo si assiste ad una drastica riduzione di oltre 6mila. Preoccupante anche il calo nel numero dei lavoratori autonomi. Da gennaio a febbraio questo era aumentato di 443 unità per poi subire una perdita tra febbraio e marzo di 66.

Voli umanitari?

Per i prossimi mesi, per effetto della recessione, si prevede un decremento dei posti di lavoro. Saranno quindi tanti i giovani italiani e italo-latinoamericani che, giunti nel paese nell’ultimo anno, non trovando più lavoro a causa della recessione e non avendo tutti i requisiti per reclamare i sussidi di disoccupazione, vorranno fare ritorno in Patria. Ma, probabilmente, non avranno denaro per farlo. È ipotizzabile che italiani e italo-latinoamericani si rivolgano alla Società Italiana di Beneficenza e ad altre associazioni italiane. E lo faranno non solo in cerca di solidarietà ma anche di un aiuto tangibile.  La domanda è: saranno queste in grado di assistere tutti? Oggi l’Ambasciata d’Italia, in coordinamento con l’Unità di Crisi della Farnesina, organizza voli commerciali per permettere ai lavoratori temporanei, agli studenti e ai turisti ancora nel Paese a causa del “coronavirus” di tornare in Italia. Domani, se dovessero avverarsi le previsioni dell’Fmi, probabilmente dovranno provvedere al rimpatrio di connazionali con “voli umanitari”. Una situazione assai dolorosa anche se, si spera, passeggera. La sua durata e la sua drammaticità dipenderanno dalla profondità della crisi e dalla velocità con cui l’Europa, e quindi anche Spagna e Italia, riuscirà ad uscire dal tunnel della recessione.

Mauro Bafile

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