Coronavirus: in gara novanta vaccini nel mondo

Il laboratorio del Sacco Hospital a Milan, fervono le ricerche su un possibile vaccino.
Il laboratorio del Sacco Hospital a Milano, fervono le ricerche su un possibile vaccino. EPA/Andrea Fasani

ROMA. – Sono diventati 90 i candidati vaccini anti Covid allo studio in tutto il mondo e fra questi sei hanno cominciato i test sull’uomo: un traguardo importantissimo, che non è un punto d’arrivo perché la sperimentazione clinica deve rispettare tempi e regole precise, che non permetteranno di arrivare al vaccino prima del 2021.

Tuttavia di passi avanti se ne stanno facendo molti e in questa competizione l’Italia è in ottima posizione, con due candidati vaccini messi a punto nel nostro Paese e infrastrutture per la produzione. Si spinge sull’acceleratore della ricerca, a disposizione della quale la Commissione Europea ha raccolto in poche ore 7,4 miliardi di euro, per vaccini, diagnostica e terapie.

Tanti anche i candidati vaccini arrivati alla soglia dei test clinici, ma per capire quali di essi potrà partire per prima servirà, secondo gli esperti, un livello di coordinamento senza precedenti, che ha portato al nascere di coalizioni internazionali.

LE ALLEANZE INTERNAZIONALI: Solidarity è il programma varato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per velocizzarne sviluppo e sperimentazioni dei vaccini, caratterizzato da una grande flessibilità che permette di aggiungere nuovi candidati in corsa sulla base dei risultati ottenuti, di eliminare quelli che non ottengono risultati soddisfacenti e di arruolare volontari. Negli Stati Uniti i National Institutes of Health (Nih) hanno promosso una partnership fra decine di aziende per sviluppare farmaci e vaccini e l’organizzazione Cepi (Coalition of Epidemic Preparedness sta sostenendo la ricerca relativa a nove candidati vaccini.

I TEST SULL’UOMO: sono in corso in Cina, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. In Cina la sperimentazione è guidata dall’azienda CanSino Biological e dall’Istituto di Biotecnologia di Pechino, basata su materiale genetico del SarsCoV2 trasportato da un virus reso inoffensivo, inoltre dalla Sinovac e dagli Istituti di Pechino e di Wuhan per prodotti biologici che utilizzano il nuovo coronavirus attenuato. Negli Stati Uniti le americane Inovio e Moderna, quest’ultima in collaborazione con l’Istituto nazionale per le malattie infettive (Niaid) utilizzano il materiale genetico del virus. In Gran Bretagna sono partiti i test sull’uomo dell’Istituto Jenner dell’universita’ di Oxford.

LA RICERCA ITALIANA: Sono due al momento i candidati vaccini, entrambi in fase di sperimentazione preclinica da parte di due aziende, entrambe attive nel Tecnolpolo di Pomezia. Una terza azienda, la Irbm, è invece impegnata nella produzione delle dosi del vaccino messo a punto dall’Università di Oxford e destinate alla sperimentazione clinica.

La Takis ha ottenuto nei topi alti livelli di anticorpi con capacità neutralizzante da un candidato vaccino che utilizza il materiale genetico della proteina Spike, utilizzata dal virus per invadere le cellule, e la tecnica dell’elettroporazione, che consiste in un’iniezione nel muscolo seguita un brevissimo impulso elettrico che facilita l’ingresso del vaccino nelle cellule, attivando il sistema immunitario.

La Reithera ha ottenuto negli animali la produzione di alti livelli di anticorpi da un candidato vaccino basato anche questo sulla proteina Spike e che utilizza un adenovirus degli scimpanzè reso inoffensivo e trasformato in una navetta che trasporta al suo interno la sequenza genetica che corrisponde alla proteina Spike.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)