L’ora di punta

L' ora di punta

ROMA. – “E’ allo studio il riconoscimento di un ‘buono mobilità alternativa’, per i residenti nelle città metropolitane e aree urbane con più di 60.000 abitanti, pari ad euro 200 per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, nonché di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, quali segway, hoverboard e monopattini, ovvero per l’utilizzo dei servizi di mobilità condivisa a uso individuale”. Lo ha detto la ministra delle infrastrutture Paola De Micheli in question time.(ANSA). PVN 2020-04-29 14:39 NNNN

Dopo la sua cattura, un giornalista chiese al più noto rapinatore americano degli anni Trenta, Willie Sutton, perché insisteva nello svaligiare le banche, la sua specialità. Avrebbe risposto con una battuta rimasta proverbiale negli Usa: “Perché è lì che ci sono i soldi”. Negli ultimi decenni, la vita economica si è sempre più concentrata in pochi grandi centri. La gente si è raccolta nei pressi delle metropoli proprio per lo stesso motivo che spingeva Sutton: “È lì che ci sono i soldi”. Bisogna poterci arrivare però.

Il pendolarismo urbano già si avvicinava al collasso prima dell’arrivo del Coronavirus. Ora il tentativo di far collimare i trasporti pubblici esistenti con il “distanziamento sociale” rischia di dare il colpo di grazia. Comunque, se già  l’INPS non riesce a pagare i vari “bonus” promessi perché i fondi Covid sono finiti, è difficile immaginare che possa passare l’ipotesi di un sussidio per l’acquisto di hoverboard e monopattini – nemmeno con l’obiettivo di salvare il trasporto metropolitano…

È presto per sapere com’è andato nei fatti il grande esperimento di “smart working” degli ultimi mesi. Malgrado la propaganda entusiasta del Governo e dei mezzi di comunicazione, si è trattata di una soluzione d’emergenza per molti lavoratori, spesso compressi in un angolo di casa con il portatile da una parte e i bambini con la televisione dall’altra. Si è avuta però la dimostrazione che è possibile lavorare senza andare in ufficio ogni giorno – magari organizzandosi un filino meglio…

Rimane il fatto che l’esperienza Covid ha seriamente intaccato il “fascino metropolitano”. La città offre molto, ma esige il suo prezzo, specialmente quando scompaiono i servizi e la libertà che la rendono tollerabile. A molti sarà venuto in mente che il “lockdown” sarebbe stato più gradevole in una casa più grande, magari con un po’ di verde attorno per mandare a “pascolare” i figli.

-Una reazione comune è il rinnovato interesse ad abbandonare la metropoli a favore di zone rurali e centri minori, forse più “umani” e sicuramente meno costosi. Secondo The Guardian, gli agenti immobiliari inglesi registrano ora una fortissima impennata nella domanda della clientela – spesso convinta che lo smart working non scomparirà – per proprietà prima giudicate troppo “fuorimano”: nel verde, nei piccoli centri o lungo la costa in qualche villaggio di pescatori. Basta che si riesca ad “accedere” alla città ogni tanto, a necessità…

La pandemia ha mietuto molte vittime e non è finita. È mai possibile che tra i “caduti” ci sia anche la tendenza a ciò che i sociologi chiamano “inurbamento”, il prodotto del sogno ora spezzato della vita metropolitana?

(di James Hansen)