Aprono i locali a Milano: pochi clienti, molti controlli

Shopping nel primo giorno della riapertura a Milano, controllo della temperatura prima di entrare
Shopping nel primo giorno della riapertura a Milano, controllo della temperatura prima di entrare. ANSA / MOURAD BALTI TOUATI

MILANO. – Torna la movida a Milano dopo le chiusure imposte dall’emergenza Coronavirus: dall’Arco della Pace ai Navigli, bar e ristoranti hanno riaperto al pubblico non solo con il consumo da asporto ma anche al tavolo, anche se il numero dei clienti non è tornato alla normalità.

I locali cercano di seguire al meglio le ordinanze nazionali e regionali che si sono succedute continuamente e che per molti sono ancora “non chiare”, a partire dall’obbligo tutto lombardo della misurazione della temperatura ai clienti. Così poco chiare che molti hanno deciso di non rialzare proprio le serrande, né di allestire i dehors, anche a causa di misure poco incisive su tasse e agevolazioni.

Una forma di auto-tutela anche dai tanti controlli da parte delle forze dell’ordine: nella prima notte della Fase 2, a Milano, sono stati controllate 1.666 attività commerciali, con un solo titolare denunciato, e 90 invece le persone multate per assembramento.

Le chiamate alle forze dell’ordine arrivano anche da ‘cittadini-sceriffi’, come racconta Riccardo, socio fondatore del Mom, pub sempre molto affollato dove nella prima sera di riapertura è arrivata sia la Polizia Locale che la Guardia di Finanza, che ha controllato e pattugliato anche la zona dell’Arco della Pace e dei Navigli.

“Mi auguro solo di non prendere multe perché due commensali si danno un bacio al tavolo – spiega Edoardo Maggiori che questa sera aprirà i suoi cinque ristoranti – Capisco l’attenzione al dispenser del gel e ai dispositivi di protezione, sono gestibili, ma il cameriere non può fare lo sceriffo o controllare se i clienti sono conviventi. So che in Regione Lombardia stanno parlando di una modifica per eliminare il passaggio sulle distanze tra i clienti, spero venga recepita”.

Difficile infatti rispettare il distanziamento tra chi condivide lo stesso tavolo, visto che misurano spesso attorno ai 70 cm: al Bar Bianco del Parco Sempione per allontanare ogni rischio, di contagio o di sanzione che sia, hanno ‘accoppiato’ i tavolini e messo non più di due sedute ciascuno.

Davanti ai locali, in ogni caso, non si vedono ancora le code o le liste d’attesa per sedersi e i tavoli non sono tutti pieni; considerando anche la riduzione dei coperti necessaria per il distanziamento sociale anche la cassa rimarrà vuota: “a fine anno le perdite saranno del 70% circa”, spiega sempre Maggiori. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, riconosce l’affanno del settore:

“I ristoranti – ha detto – con le regole che devono applicare sono in grande difficoltà, sono la parte che farà più fatica”, mentre per il governatore della Lombardia Attilio Fontana bar e ristoranti sono “uno dei luoghi in cui bisogna fare in modo che le regole vengano rispettate nel modo più rigoroso possibile”, soprattutto “il distanziamento all’interno dei ristoranti è fondamentale”.

“In alcune Regioni si dice che il distanziamento tra membri della stessa famiglia non è obbligatorio, noi invece questa regola l’abbiamo voluta lasciare per evitare scuse”, ha concluso Fontana.

(di Giulia Costetti/ANSA)