Affari della camorra nel lockdown con le sanificazioni

Autopattuglia della Guardia di Finanza durante un'operazione notturna.
Autopattuglia della Guardia di Finanza durante un'operazione notturna. (ANSA)

NAPOLI. – La camorra ha approfittato della pandemia per fare affari, si è preparata investendo nelle sanificazioni anti covid-19 attraverso le sue ditte di pulizia che hanno lavorato anche durante il lockdown: rappresenta una conferma agli allarmi lanciati da molti magistrati antimafia, anche del procuratore di Napoli Giovanni Melillo, l’indagine della DDA partenopea (pm Maurizio De Marco) che ha fatto luce sulla capacità imprenditoriale del clan della Vinella Grassi di Napoli, guidato, anche dal 41bis, dal boss Antonio Mennetta, autodefinitosi, quand’era ancora in circolazione, “l’imperatore di Secondigliano”.

La Guardia di Finanza ha notificato oggi sette provvedimenti cautelari ad altrettante persone ritenute legate al clan, nato dalla frammentazione del clan Di lauro. I reati ipotizzati dagli inquirenti sono, a vario titolo, associazione di stampo mafioso, estorsione, illecita concorrenza, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.

I finanzieri, del Gico e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli, hanno anche messo i sigilli a beni riconducibili al clan per un valore di oltre dieci milioni di euro. Gli affari della Vinella Grassi sono storicamente legati al traffico e alla distribuzione di grossi quantitativi di cocaina.

E’ così che hanno accumulato ingenti capitali, confluiti anche in investimenti imprenditoriali e commerciali diretti grazie ad Antonio Mennetta, alla madre Annunziata Petriccione e al cognato del boss, Alberto Sperindio, suo luogotenente, passato da nullatenente a ricco proprio grazie a quel matrimonio eccellente.

E’ stato proprio Sperindio a ricoprire il ruolo di ufficiale di collegamento tra Mennetta recluso al 41bis e il clan, come emerge dalle intercettazioni ambientali e telefoniche. Le ditte di riferimento della Vinella Grassi sono quelle dove solitamente la camorra investe: la vigilanza, in questo caso non armata, e le pulizie.

Ma l’indagine della Procura Antimafia e della GdF ha anche evidenziato che la madre di Mennetta aveva, sempre attraverso dei prestanome opportunamente selezionati, riciclato il denaro “sporco” del clan in una pasticceria e in una autorivendita.

E così come quando l’oggetto del contendere era lo spaccio di droga, anche per l’imprenditoria e il commercio ci sono state tensioni tra clan interessati allo stesso business, risolte con la violenza. Molte cosche si sono dovute piagare alle volontà dell’imperatore di Secondigliano: anche il potentissimo clan degli Amato-Pagano e le famiglie Abate-Abbinante e Leonardi.