Coronavirus, Inps: “Dati su decessi poco attendibili”

Una sede dell'Istituto Nazionbale della Previdenza Sociale.
Una sede dell'Istituto Nazionbale della Previdenza Sociale. (ANSA)

ROMA. – Sono “poco attendibili” i dati della Protezione Civile sui decessi da Covid-19: lo scrive l’Inps nel rapporto nel quale stima che sono circa 47.000 in più, rispetto alla media le morti registrate in Italia fra marzo e aprile 2020: “la quantificazione dei decessi per Covid-19 condotta utilizzando il numero di pazienti deceduti positivi fornito su base giornaliera dal Dipartimento della Protezione Civile – si legge – è considerata, ormai, poco attendibile in quanto influenzata non solo dalla modalità di classificazione della causa di morte, ma anche dall’esecuzione di un test di positività al virus”.

La stima dell’Inps è in linea con quella elaborata dall’Istat con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e della quale si attende a breve l’aggiornamento relativo al 30 aprile. Dello stesso avviso anche gli esperti di statistica, che da tempo rilevavano come i decessi dichiarati fossero sottostimati.

Nel frattempo i dati quotidiani comunicati dalla Protezione Civile indicano un aumento dei decessi (156 in più in 24 ore), dei contagiati (642 più di ieri) e dei guariti (2.278 in più rispetto a ieri); per la prima volta, inoltre, scendono sotto i 10.000 i ricoverati per Covid-19. In calo anche il numero dei malati (1.792 meno di ieri), dei ricoverati in terapia intensiva (36 in meno) e dei malati (1.792 meno di ieri).

Sono dati che continuano a fotografare la situazione dei primissimi giorni dopo la riapertura del 4 maggio e che non hanno mai soddisfatto del tutto gli esperti di statistica, come rileva anche l’inps nel suo studio, intitolato ‘Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da Covid-19’.

“Si è discusso molto – si legge nello studio dell’Inps -su quale potrebbe essere il numero vero dei deceduti. Molti epidemiologi hanno dichiarato che è plausibile che il numero dei morti per Covid-19 sia sottovalutato in quanto non tutti i decessi vengono testati con un tampone”.

Lo studio indica che, mentre in gennaio-febbraio i decessi sono stati 10.148 in meno rispetto ai 124.662 attesi, in marzo-aprile sono stati 46.909 in più rispetto ai 109.520 attesi e rileva che in quest’ultimo periodo “la distribuzione territoriale dei decessi strettamente correlata alla propagazione dell’epidemia e la maggiore mortalità registrata degli uomini rispetto alle donne è coerente con l’ipotesi che la sovra-mortalità sia dovuta a un fattore esterno”.

A fine aprile era stata di 35.000 decessi per Covid la stima pubblicata sulla rivista online Scienza in rete dai fisici dell’Università Sapienza di Roma Federico Ricci Tersenghi, Giorgio Parisi, Enzo Marinari ed Luca Leuzzi, con Enrico Bucci, della Temple University di Philadelphia. Si basava sulla situazione nelle regioni in cui i dati Istat hanno una copertura maggiore del 50% della popolazione, ossia circa 10.000 in più rispetto al dato attuale.

“Chi lavora in questi ambiti aveva capito che c’era una sottostima”, osserva la demografa Graziella Caselli, dell’Università Sapienza di Roma: “sappiamo che i decessi diagnosticati con il tampone non possono essere la totalità dei decessi per Covid-19, considerando le persone morte in casa e quelle che sono morte nelle Rsa e alle quali non è stato fatto il tampone”.

I dati dell’inps, prosegue, sono sostanzialmente in linea con quelli dell’Istat e dell’Iss, anche se ci sono alcune differenze nel modo in cui i calcoli sono eseguiti.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)