Appalti: no a modello Genova, meglio proroga emergenza

Il nuovo ponte di Genova: l'ultima campata con la bandiera di San Giorgio.
Il nuovo ponte di Genova: l'ultima campata con la bandiera di San Giorgio.. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA.  – Niente modello Genova, che non può essere replicato di nuovo. Per far ripartire i cantieri bisogna semplificare, prevedendo procedure negoziali per gli appalti sotto i 5 milioni.

Basta per questo estendere lo stato di emergenza fino al 31 dicembre prossimo, che consente meccanismi di velocizzazione delle procedure, per rilanciare così il comparto dell’edilizia e delle costruzioni, affossato dall’emergenza coronavirus.

É questa la proposta alla quale lavora la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, che trova concordi i costruttori, sindacati e anche l’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione. L’ipotesi, che trova il pieno appoggio del Pd, crea però malumori nella maggioranza con una contrarietà esplicita che arriva da Italia Viva che con il leader Matteo Renzi chiede un piano shock da 120 miliardi sui cantieri.

“Genova, Expo, chiamatelo come vi pare – afferma la ministra Teresa Bellanova – il problema non è il nome. Il problema è dare all’Italia un modello agile e veloce per costruire le infrastrutture che servono al Paese. Un modello che le tragedia le previene”.

Se la politica sembra trovare nel tema degli appalti nuovi motivi di fibrillazione, l’idea di semplificare estendendo i meccanismi di emergenza per tutto l’anno vede invece sulla stessa lunghezza d’onda il Ministero delle Infrastrutture e l’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, ma anche i costruttori dell’Ance e i sindacati.

“Sono d’accordo nel prorogare lo stato di emergenza fino alla fine dell’anno”, ha detto la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, nel suo intervento nel quale ha spiegato che ”il modello Genova non è replicabile”.

In tale ottica il presidente dell’Anac, Francesco Merloni, ha spiegato che si possono velocizzare le procedure in base a quanto già consentito dal codice. Serve “una norma di legge che consenta alle amministrazioni di usare negli appalti entro un tempo limitato, come la fine dell’anno, tutti quegli strumenti già previsti che permettono di procedere rapidamente per motivi emergenziali”, ha detto Merloni, sottolineando che si tratta di “una soluzione ragionevole”, a condizione però “che questa non significhi abbandonare i controlli di legalità”, come ad esempio le interdittive antimafia.

Nel suo intervento la ministra De Micheli ha puntualizzato comunque che con l’attuale codice degli appalti è possibile fare gare veloci perché contiene “gli strumenti” ma le opere sono ferme.

“Prima del Covid abbiamo fatto la mappatura delle opere che non erano partite e abbiamo trovato opere bloccate per motivi politici o perché da 5 anni le stazioni appaltanti non sono in grado di fare progetti, oppure bloccate per giudizi e sentenze”, ha detto De Micheli, aggiungendo poi che “il blocco del turnover” nella pubblica amministrazione “ci ha tagliato le gambe”.

Anche i costruttori si sono detti contrari al modello Genova. “Quel modello non ci va bene per come è costruito. Noi vogliamo la gara”, ha detto il presidente Ance, Gabriele Buia, sottolineando che il modello commissariale “avrebbe senso solo per opere bloccate a monte”, per cui “si deve chiudere questa esperienza del modello Genova”.

Buia ha quindi ribadito che “l’attuale codice degli appalti va modificato”. “Vogliamo un codice semplice, è possibile averlo?”, ha chiesto il numero uno dell’Ance, ricordando ancora una volta che “il grande problema sono i tempi” e sollecitando dunque a “sbloccare i cantieri”. Buia ha anche denunciato il fatto che i contratti di programmi Anas non hanno progetti.

“I contratti di programma Anas non hanno speso un euro perché sono carenti delle progettazioni, quindi cosa bandiamo? Andiamo a bandire una gara d’appalto per X miliardi di euro e poi ci accorgiamo che non c’è un progetto, per cui spesa zero”, ha spiegato Buia, concludendo che “se non si spende, non si crea e non si distribuisce ricchezza”.

(di Alfonso Abagnale/ANSA)

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