Dubbi su sicurezza idrossiclorochina, stop anche da Aifa

Prove di laboratorio nella Floral Clinic in Bagnolet, Francia
Prove di laboratorio nella Floral Clinic in Bagnolet, Francia. EPA/Julien de Rosa

ROMA. – Dopo lo stop da parte della Organizzazione mondiale della sanità (Oms), anche l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) tira il freno sull’idrossiclorochina, il farmaco antimalarico che ha dimostrato in vitro un’attività antivirale contro il nuovo coronavirus e che ha acceso le speranze rispetto alla possibilità di individuare una cura efficace contro la Covid-19.

Gli ultimi dati alimentano infatti forti dubbi sulla sicurezza di questa molecola, attualmente in sperimentazione come trattamento anti-Covid con vari studi.

Utilizzata dal presidente Usa Donald Trump a scopo preventivo, suscitando accese polemiche, e da subito al centro dell’attenzione nel ventaglio dei vecchi farmaci da utilizzare contro il virus SarsCov2 in assenza di una terapia specifica, l’idrossiclorochina in Italia è già stata impiegata off-label, ovvero fuori indicazione, in alcuni casi di pazienti con Covid-19 sulla base appunto di prime prove della sua azione antivirale nei test di laboratorio.

Lo scorso 10 maggio, l’Aifa ha inoltre dato il via libera ad uno studio in collaborazione con l’Università di Oxford, per indagare se la molecola ha un ruolo di prevenzione dell’infezione negli operatori sanitari. Ma i rischi restano alti, tanto da spingere l’Aifa ad una stretta con la decisione di sospendere l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento della Covid-19 che non sia nell’ambito degli studi clinici condotti in ospedale o a domicilio.

Nuove evidenze cliniche sull’utilizzo del farmaco, indicano, spiega infatti l’Agenzia, un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti. L’Aifa precisa anche di non averne mai autorizzato l’utilizzo a scopo preventivo. I pazienti con malattie reumatiche in trattamento con il farmaco, che è già impiegato per tali patologie, possono invece proseguire la terapia.

Dopo il clamore e vari casi di accaparramento del farmaco con ripetuti inviti dei medici a non ricorrere al ‘fai da te’, a prevalere ora è l’estrema cautela. Lo scorso 25 maggio la stessa Oms ha annunciato la decisione di sospendere i test sull’uso del medicinale manifestando preoccupazione per la sicurezza e sospendendo dunque in via precauzionale gli esperimenti clinici in corso con i suoi partner in diversi Paesi.

La decisione fa seguito alla recente pubblicazione sulla rivista Lancet di uno studio secondo il quale il ricorso alla clorochina e ai suoi derivati, come l’idrossiclorochina, nel trattamento della Covid-19, è inefficace quando non dannoso. Le autorità francesi hanno imposto restrizioni all’uso del farmaco proprio a seguito dello studio su Lancet. E già dallo scorso aprile, l’Agenzia europea per i medicinali Ema ha richiamato l’attenzione sul rischio di gravi effetti indesiderati.

Non tutti sono però della stessa opinione ed alcuni Paesi hanno deciso di proseguire le sperimentazioni di questo farmaco in funzione anti-Covid. E’ il caso dell’Australia, dove due importanti centri di ricerca hanno avviato sperimentazioni cliniche del farmaco. Mentre in Brasile, il presidente Jair Bolsonaro ha dichiarato che il suo omologo americano Trump invierà in Brasile due milioni di pillole di idrossiclorochina per combattere il nuovo coronavirus.

Anche l’Algeria proseguirà ad usare la clorochina. La posizione dell’Oms non convince neanche l’infettivologo francese Didier Raoult, tra i pionieri nell’uso della idrossiclorochina, che ha affermato di voler continuare con questo metodo di trattamento nell’ospedale per le malattie infettive di Marsiglia dove lavora.

(di Manuela Correra/ANSA)

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