Usa bloccano i voli dalla Cina. Pechino: “Leali con Oms”

Passeggeri provenienti dalla città cinese di Wuhan, epicentro del coronavirus, all'Aeroporto di Fiumicino
Passeggeri provenienti dalla città cinese di Wuhan, epicentro del coronavirus, all'Aeroporto di Fiumicino. Immagine d'archivio. (ANSA)

PECHINO.  – L’amministrazione di Donald Trump ha annunciato la sospensione dal 16 giugno dei voli delle compagnie cinesi verso gli Usa: per Pechino un nuovo fronte di scontro con Washington, dopo aver appena rialzato le difese di fronte alla nuova ondata di accuse sul ritardo delle informazioni sulla pandemia del Covid-19 fornite all’Oms.

La mossa americana è la risposta alla mancata autorizzazione cinese alla ripresa delle attività a favore delle compagnie Usa nonostante la fine del lockdown, e il ministro dei Trasporti di Washington non ha escluso un’entrata in vigore anticipata della misura, segnale ulteriore di uno scontro tra i due Paesi ormai a tutto campo.

Nel pomeriggio, invece, la Cina ha rivendicato la correttezza del suo operato nelle fasi iniziali della pandemia. “Non so da dove vengano questi ‘documenti interni’, ma le storie collegate sono del tutto inconsistenti rispetto ai fatti”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian parlando  dell’inchiesta dell’Associated Press secondo cui Pechino ritardò le notifiche dei dati sul coronavirus e in alcuni casi li nascose, provocando grande frustrazione tra i ranghi dell’agenzia con sede a Ginevra.

Una ricostruzione, secondo Zhao, “completamente falsa” in base alla considerazione che “il responso della Cina al coronavirus è stato aperto verso il mondo, con chiari dati e fatti che possono sfidare il tempo e la storia”.

Nella consueta conferenza stampa il capo delle emergenze dell’Oms, Mike Ryan, tirando in ballo la ricostruzione dell’Ap, ha letto un comunicato a un’esplicita domanda, dosando anche le virgole. “Abbiamo lavorato giorno e notte per condividere le informazioni in modo eguale con tutti gli Stati membri e siamo stati impegnati in una comunicazione franca e schietta con tutti i governi”, ha affermato Ryan, evitando di scendere nelle insidie dei dettagli, ma neanche formulando smentite dirette.

Il comportamento di Pechino, tuttavia, è finito anche nel mirino dell’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet. La Cina e altri Paesi asiatici come Cambogia e Filippine hanno rafforzato la loro “censura” dopo la pandemia di coronavirus.

Il suo ufficio ha ricevuto informazioni su oltre una decina di operatori sanitari, accademici e cittadini comuni apparentemente arrestati e accusati di aver diffuso opinioni e informazioni sulla situazione relativa al Covid-19 o che hanno criticato la risposta del governo all’epidemia.

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