Foto di classe ‘distanti’, la rivincita dei bimbi

Foto di classe con distanziamento, la 'rivincita' dei bambini sul covid.
Foto di classe con distanziamento, la 'rivincita' dei bambini sul covid. (Autore: CREDIT: Giulio D'Adamo | Ringraziamenti: ANSA)

ROMA. – Appuntamento davanti ai cancelli sbarrati della scuola per non perdere, almeno, il rito della foto di classe di fine anno. E’ con questo spirito che gli alunni della IV B della scuola primaria ‘Cesare Battisti’ di Roma si sono ritrovati ieri sera, davanti allo storico istituto nel cuore di Garbatella.

Fin dal primo anno di scuola, quella foto non è mai mancata per volontà, soprattutto, di chi quegli scatti li realizza: Giulio D’Adamo, fotografo del World Food Programme dell’Onu e papà di una delle allieve, è abituato a immortalare i volti dei bambini delle zone più tribolate e più bisognose di solidarietà del mondo, dal Burundi al Sud Sudan. E quest’anno, la solidarietà nei confronti dei più piccoli ha convinto tutte le famiglie a presentarsi.

“Mia madre – racconta D’Adamo – conserva i faldoni con le mie foto dei tempi della scuola, e ogni tanto le riguarda. E anche io le sfoglio con piacere. Quella della foto di fine anno – prosegue – è una consuetudine che negli anni è andata un po’ in disuso. Io credo che sia invece bello, e mi piace che mia figlia possa rinnovare il ricordo di questi anni quando sarà grande”.

E’ stato sufficiente un messaggio sulla chat di classe stracolma di link per le videolezioni ad opera della rappresentante di classe, Maria Elena Graziani, che l’idea di non perdere lo scatto tradizionale l’ha sollecitata. Alle 19, puntuali, i bambini sono arrivati davanti ai cancelli inchiavardati. Con loro, anche la maestra di italiano, Concita Guastella.

Distanti e con la mascherina, hanno istintivamente sorriso con gli occhi non potendo mostrare i volti. Disciplinati quanto felici, fieri davanti alla loro scuola dove alle volte, di mattina, mugugnavano per entrare. Con l’incertezza, ora, di sapere quando e come riaprirà. E anche questo lo hanno capito benissimo. Poi, tutti in piazza a giocare a rincorrersi. Come quando la scuola finisce per davvero.

(di Francesco Fabbri/ANSA)

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