Cei: “Lo smantellamento della Sanità ha impoverito tutta la società”

Reparto di terapia intensiva nell'ospedale di Brescia.
Reparto di terapia intensiva nell'ospedale di Brescia. ANSA/ANDREA FASANI

ROMA. – “In un contesto di incertezza e fragilità, diventa fondamentale ricostruire un sistema sanitario fondato sulla centralità della persona e non sull’interesse economico. Il suo smantellamento ha creato le condizioni per un impoverimento sociale”.

Contiene anche un forte elemento di denuncia, nel contesto della pandemia da Coronavirus, il Messaggio della Conferenza episcopale italiana per la 15/a Giornata nazionale per la Custodia del Creato, che si celebrerà il 1/o settembre sul tema “Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà (Tt 2,12). Per nuovi stili di vita”.

“Siamo in un anno drammatico – rileva la Cei -: la pandemia da Covid-19 ha portato malattia e morte in tante famiglie, ha messo in luce la nostra fragilità, ha ridimensionato la pretesa di controllare il mondo ritenendoci capaci di assicurare una vita migliore con il consumo e il potere esercitato a livello globale”.

Secondo i vescovi, “sono emerse tante contraddizioni nel nostro modo di concepire la vita e le speranze del futuro. Si è visto un sistema socio-economico segnato dall’iniquità e dallo scarto, in cui troppo facilmente i più fragili si trovano più indifesi”. L’emergenza sanitaria ha comunque “anche messo in luce una capacità di reazione forte della popolazione, una disponibilità a collaborare”.

In particolare, “abbiamo toccato con mano tutta la nostra fragilità, ma anche la nostra capacità di reagire solidalmente ad essa”, afferma ancora la Cei. “Abbiamo capito che solo operando assieme – anche cambiando in profondità gli stili di vita – possiamo venirne a capo”, spiega, “abbiamo compreso il valore della lungimiranza, per non farci trovare nuovamente impreparati dall’emergenza stessa; per agire in anticipo, in modo da evitarla”.

Per questo “adesso è tempo di ripensare tanti aspetti della nostra vita assieme, dalla coscienza di ciò che più vale e le dà significato, alla cura della stessa vita, così preziosa, alla qualità delle relazioni sociali ed economiche: davvero la pandemia ha evidenziato tante situazioni di vuoto culturale, di mancanza di punti di riferimento e di ingiustizia, che occorre superare”.

Venendo quindi al cuore del Messaggio, annota la Cei, “la pandemia è anche il segnale di un ‘mondo malato’, come segnalava papa Francesco nella preghiera dello scorso 27 marzo”. E se “la scienza, provata nella sua pretesa di controllare tutto – proseguono i vescovi -, sta ancora esplorando i meccanismi specifici che hanno portato all’emergere della pandemia”, “essa appare, oltre che per ragioni sanitarie non ancora spiegate, anche come la conseguenza di un rapporto insostenibile con la Terra”.

Secondo i presuli italiani, “l’inquinamento diffuso, le perturbazioni di tanti ecosistemi e gli inediti rapporti tra specie che esse generano possono aver favorito il sorgere della pandemia o ne hanno acutizzato le conseguenze”. L’emergenza Coronavirus, insomma, ci rimanda “anche all’altra grande crisi: quella ambientale, che pure va affrontata con lungimiranza”.

Gli ultimi mesi, aggiunge il Messaggio, “hanno evidenziato la profondità e l’ampiezza degli effetti che il mutamento climatico sta avendo sul nostro pianeta. Se ‘nulla resterà come prima’, anche in quest’ambito dobbiamo essere pronti a cambiamenti in profondità, per essere fedeli alla nostra vocazione di ‘custodi del creato'”.

Purtroppo, invece, “troppo spesso abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato, quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti”, avverte la Cei, secondo la quale “si impone la necessità di stili di vita rinnovati, sia quanto alle relazioni tra noi, che nel nostro rapporto con l’ambiente”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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