Negoziati sulla Brexit al palo, i progressi non bastano

Bandiere dell'Union Jack sventolano sulla Piazza del Parlamento a Londra
Bandiere dell'Union Jack sventolano sulla Piazza del Parlamento a Londra. EPA/ANDY RAIN

BRUXELLES. – É stallo sui negoziati post-Brexit. Come era nelle previsioni il quarto round di colloqui fra Londra e Bruxelles non ha portato ad un avanzamento sulle annose questioni ancora sul tavolo, come la pesca, facendo tornare lo spettro di un possibile no deal – evitato al momento del divorzio – sulla questione cruciale dei rapporti commerciali ed economici, come ha evocato la Confindustria britannica.

Il capo negoziatore Ue Michel Barnier ha espresso la sua frustrazione in conferenza stampa affermando che “non ci sono stati progressi significativi”, e ha accusato Londra di arretrare sulle condizioni di divorzio già concordate. “Questa situazione non può continuare per sempre”, ha lamentano il francese chiedendo che l’accordo sia raggiunto prima del 31 ottobre per essere ratificato entro fine anno, quando i britannici lasceranno il mercato unico e l’unione doganale.

Oltremanica il capo negoziatore David Frost ha parlato di “toni positivi”, ma di “progressi limitati. Il britannico ha ricordato le necessità di “chiudere questo negoziato in tempo utile per consentire alle persone e alle aziende di avere certezze sui termini delle relazioni commerciali che seguiranno la conclusione del periodo di transizione alla fine di quest’anno”.

Londra si è detta pronta a “lavorare duro per individuare almeno le linee di un accordo bilanciato su tutti i temi”, ribadendo la sua posizione ferma rispetto alle richieste di Bruxelles in materia di pesca e “sul cosiddetto level playing field”, ossia l’allineamento normativo invocato da Bruxelles contro i rischi di concorrenza commerciale sleale.

“Su questo tema non abbiamo raggiunto alcun progresso”, ha detto piccato Barnier e sulla “pesca il Regno Unito non ha mostrato la volontà di dimostrare interesse ad nuovo approccio”, ha precisato il francese. Lontani anche sulla governance, mentre sulla “cooperazione di polizia e giudiziaria si è avuta una discussione un po’ costruttiva sulla Convenzione dei diritti umani”.

Il capo negoziatore Ue ha chiesto il “rispetto della dichiarazione politica” su “cui ci siamo impegnati per questi negoziati” e ha ricordato che il Regno Unito si rifiuta di prolungare il periodo di transizione”, mentre da “parte nostra c’è la disponibilità ad un prolungamento di uno o due anni”.

L’impasse nei negoziati sposta ora l’attenzione sulla conferenza ad alto livello prevista nelle prossime settimane tra la presidente Ursula von der Leyen, Charles Michel ed il premier Johnson. Una riunione che potrebbe portare ad una accelerazione dei colloqui in estate per raggiungere un accordo in autunno.

(di Giuseppe Maria Laudani/ANSA)

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