Qual è il Comites che vorremmo? Un dibattito virtuale tra dubbi e proposte

I Comites Comites che vorremmo, tante idee e proposte
I Comites Comites che vorremmo, tante idee e proposte

MADRID – Il desiderio di contare di più, l’esigenza di una riforma della Legge e la necessità di dare visibilità alle proprie attività. Questo è quanto emerso nel corso delle oltre due ore di dibattito alle quali ha partecipato la stragrande maggioranza dei Presidenti e Segretari Generali dei Comites europei.

La Fabbrica delle idee – I Comites che vorremmo”. Questo il suggestivo titolo dell’incontro, il primo realizzato a distanza, promosso e organizzato dai Comites di Parigi e Bruxelles. Ad esso, oltre ai rappresentanti dei nostri Comites in Europa hanno partecipato la Senatrice Laura Garavini, eletta nella circoscrizione Europa; il Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, Michele Schiavone; la Console Generale di Parigi, Emilia Gatto e tanti consiglieri del CGIE.

Il dibattito è stato aperto dal Segretario Generale del CGIE che immediatamente ha sottolineato il ruolo che hanno svolto e continueranno svolgere i Comites “in questo difficilissimo momento di emergenza sanitaria”.

– Questa vostra presenza, questo vostro interesse – ha affermato Schiavone nel prendere atto della partecipazione assai numerosa al Webinar – è di per sé di buon augurio. Lo è perché viviamo un momento difficile. Al di là del titolo di questa video-conferenza, “I Comites che vorremmo”, bisognerà capire come interagire in questo periodo. È il momento della ripartenza – ha proseguito -. Lo è almeno per l’Europa. In questo contesto, è necessario chiedersi qual è il ruolo che possono svolgere i Comites.

Quella dei Comites di Parigi e Bruxelles, ha precisato Schiavone, non è la prima iniziativa di questo tipo. Infatti, fa seguito ai recenti “incontri virtuali” che hanno avuto luogo in Australia e in America Latina.

– Quello di oggi – è stato il suo augurio- viene a completare un percorso che dovrà condurre all’organizzazione di un convegno molto più amplio. Certo – ha ammesso – non sarà semplice. Ma potremo raggiungere gli obiettivi se ci sarà una volontà comune.

Dopo aver ricordato il lavoro svolto per rafforzare il ruolo dei Comites ha precisato:

– La riforma che il CGIE ha approvato in Assemblea Plenaria nel novembre del 2017, con un documento partorito tra mille difficoltà, cercava di dare già allora ulteriori prerogative ai Comites. Quando parliamo di rappresentanza, parliamo di diritti e di ruoli. Nessuno poteva immaginare quanto accaduto in questi ultimi mesi.  Ed oggi una parte di quelle proposte vanno aggiornate.

Ha sottolineato:

– I Comites devono diventare un vero strumento di rappresentanza con responsabilità territoriali forti. È quanto è emerso proprio durante questi mesi della pandemia.

Ha fatto gli esempi dei Comites di Madrid, che organizza voli charter per facilitare il rientro di connazionali in Italia in questa ultima fase dell’emergenza coronavirus; dell’Australia, che ha raccolto 105mila dollari australiani per distribuire alimenti ai connazionali colpiti dalla pandemia; e del Cile, che si è prodigato per evitare che i connazionali ricoverati negli ospedali con altre patologie non fossero esposti al covid-19. Un lavoro straordinario che non rientra nei compiti e ruoli tradizionali dell’ente.

Alle parole di Schiavone hanno fatto seguito i saluti della Senatrice Laura Garavini e della Console Generale di Parigi, Emilia Gatto.

Un intenso dibattito

Quello promosso dai Comites di Parigi e Bruxelles è stato un dibattito intenso, propositivo e senz’altro positivo. Tutti i partecipanti hanno manifestato preoccupazioni, espresso aspirazioni e illustrato suggerimenti.

Giuseppe Bartolotto, presidente del Comites di Colonia, nel suo breve intervento lamentava il poco potere assegnato ai Comites e suggeriva che nella nuova legge si proponesse “la facoltà di condizionamento”, in particolare su aspetti pertinenti i servizi consolari. A tale proposito, sottolineava che, nell’Unione Europea, più che di un Console si avrebbe bisogno di un “Direttore di servizi”.

Oreste Foppiani, dal canto suo, suggeriva lo snellimento delle procedure burocratiche. Queste, a suo avviso, rappresentano, a volte, un ostacolo insormontabile. A proposito del lavoro che Comites e Consolato dovrebbero portare avanti in armonia, argomento questo ripreso anche da altri partecipanti al Webinar, precisava che molto dipende dalle persone che, in una determinata circostanza, devono interagire. Insomma, le relazioni tra Comites e Consolato dipendono fondamentalmente dai rapporti umani.

Pietro Mariani, presidente del Comites di Madrid, si è soffermato sull’esperienza vissuta in queste ultime settimane. Ha illustrato come si sia riusciti ad organizzare un primo volo charter per l’Italia con oltre 200 connazionali, dopo il ponte aereo organizzato dall’Ambasciata a Madrid con la collaborazione dell’intera rete consolare. L’impegno dei funzionari dell’Ambasciata e della rete consolare, che hanno lavorato in condizioni rese particolarmente difficili dalla quarantena, ha reso possibile il ritorno in Patria di oltre 15mila connazionali. Mariani ha poi posto l’accento sia sui problemi d’informazione e proiezione del ruolo che svolge il Comites; sia sulla figura del volontariato.

– Il lavoro dei Comites – ha evidenziato Mariani – si basa sul volontariato. Svolgerlo per anni tra tante difficoltà si trasforma in sacrificio. Sono stati tagliati i fondi destinati ai Comites. Oggi è impossibile avere un ufficio, impiegare una segretaria. Insomma, così viene meno il sostegno operativo.

Uno dopo l’altro i presidenti e membri dei Comites hanno preso la parola. Ognuno ha toccato argomenti assai interessanti. Ad esempio, Andrea Mantione, membro del Cgie in rappresentanza dei Paesi Bassi, ha posto l’accento su due temi molto sentiti.

– In primo luogo – ha detto -, la riforma della legge elettorale è prioritaria. Se va a votare di nuovo l’1, 1,5 per cento dei connazionali – ha aggiunto preoccupato -, nessun Comites avrà diritto di parlare a nome della Comunità. Di conseguenza, nemmeno il CGIE.

Ha poi aggiunto che nel dibattito per la riforma dei Comites aveva avanzato due proposte, poi fatte proprie dal Cgie: “dare qualcosa da gestire ai Comites affinché possa avere visibilità nella Comunità”.

– Avevo pensato all’assistenza – ha spiegato -, che non sarebbe male. Altro nostro suggerimento è che ogni anno i Comites abbiano la responsabilità di stilare un rapporto su come i Consolati hanno gestito le richieste della Comunità.

Al timore di perdita di rappresentatività nella Comunità, espressa da Bartolotto, rispondeva Grazia Tredanari, presidentessa del Comites di Losanna, che ha precisato:

– Per quanto riguarda la rappresentatività, la legge prevede questa modalità. Quindi, che votino in cento o votino in centomila, si è comunque rappresentativi. È vero che non sarà l’espressione della volontà della maggioranza. Ma alla fine, chi non vota si esclude. In altre parole, permette ad altri di decidere per lui. Queste sono le regole della democrazia, credo, quando non è prevista la soglia di partecipazione. Se si dovesse continuare con la legge attuale chi sarà eletto, anche fosse solo da una minoranza, non deve perché sentirsi ridotto nelle sue funzioni.

Una vetrina per i Comites

Dal dibattito è emersa la necessità di una vetrina per le manifestazioni che organizzano i vari Comites. Il presidente del Comites di Bruxelles metteva a disposizione la propria piattaforma e Vincenzo Cirillo, presidente del Comites di Parigi, proponeva la creazione di un portale “ad hoc”. Proposte accolte con interesse ma Daniela Di Benedetto, presidentessa del Comites di Monaco di Baviera è andata oltre.

– Siamo troppo poco conosciuti – ha detto -. Per questo, ben venga una vetrina per mostrare quello che facciamo… La comunicazione – ha aggiunto – è essenziale per avere un ascolto politico. Dobbiamo poter trasmettere quanto si fa, per motivare l’elettorato potenziale. È importante comunicare il nostro operato, ma non soltanto tra noi.

Per Di Benedetto la comunicazione deve essere rivolta soprattutto alle nostre Comunità. E, a questo proposito ha accennato indirettamente agli operatori dell’informazione, alle agenzie e ai portali che si occupano principalmente della vita e dei problemi degli italiani all’estero. Insomma, dei nostri mass-media presenti un po’ ovunque e la cui importanza è a volte sottovalutata.

Nel corso dell’incontro si è parlato delle modalità di voto per gli italiani all’estero. A chi manifestava dubbi circa la sicurezza del voto elettronico, che ridurrebbe enormemente le spese, è stata sempre Di Benedetto a rispondere esprimendo a sua volta alcuni dubbi.

– Il voto elettronico non è sicuro – ha detto -. Ma il sistema ottocentesco oggi in vigore, il voto su carta, che usiamo è sicuro?  Io ho qualche dubbio.

Ha quindi sottolineato che “la partecipazione preveda una regolarità nell’esercizio democratico del voto”.

Tanti, quindi, gli argomenti sviscerati nel corso del Webinar. Tante le preoccupazioni espresse. E anche tante le proposte suggerite.

Il dibattito, che era iniziato con l’interpretazione di un brano del gruppo milanese “La Colpa”, si è chiuso con una brillante interpretazione del gruppo napoletano Le Corde Oblique.

Redazione Madrid