Riacquisto della Cittadinanza, Console Occhipinti a fianco dei Comites

In una lettera inviata al Console Generale d’Italia a Caracas, i Comites del Venezuela chiedono che si permetta agli italiani del Venezuela di riacquistare la cittadinanza espletando l’iter burocratico presso il Consolato Generale a Caracas

CARACAS – Un sentito e importante appello è stato rivolto dai Comites di Caracas, Maracaibo e Puerto Ordaz affinché, in via del tutto eccezionale, si permetta agli italiani del Venezuela che, per ragioni diverse, hanno perso la cittadinanza, di riacquistarla espletando l’iter burocratico presso il Consolato Generale a Caracas anziché in Comune. In una lettera inviata al Console Generale d’Italia a Caracas, Nicola Occhipinti, Ugo Di Martino, presidente del Comites di Caracas, Daniel Siervo, presidente del Comites di Maracaibo ed Edmundo Catapano, presidente del Comites di Puerto Ordaz, spiegano che i connazionali che si gioverebbero del provvedimento, senza dubbio un atto di giustizia, sarebbero appena un migliaio.  I presidenti dei Comites, inoltre, considerano la loro richiesta giustificata dalla drammatica realtà socioeconomica e istituzionale del Paese che si è ulteriormente aggravata a causa della pandemia.

Sensibile alle problematiche degli Italiani all’estero, il Console Occhipinti si è fatto interprete delle preoccupazioni dei Comites e, con una lettera all’ambasciatore Luigi Maria Vignali, Direttore Generale degli Italiani all’Estero, ha caldeggiato le rivendicazioni dei Comites venezuelani.

Nella lettera inviata alla Direzione Generale degli Italiani all’Estero, il Console Occhipinti spiega che. “l’emigrazione verso il Venezuela – salvo poche eccezioni – risale agli anni ‘50/‘60”.

“Per lavorare – precisa -, molti connazionali dovettero naturalizzarsi venezuelani. Quasi nessuno di essi era consapevole che quell’atto implicasse la perdita della cittadinanza italiana. Quasi tutti hanno ritenuto di possedere il nostro status civitatis per decenni, salvo poi accorgersi di averlo perso quando ormai era troppo tardi, ossia dopo la finestra che venne aperta fra il 1992 e il 1997. Oggi, al fine del riacquisto della cittadinanza, la legge prevede che questi ex cittadini nati in Italia debbano tornare nel nostro Paese e presentare l’istanza presso il Comune dove hanno eletto residenza”.

Quindi illustra l’attuale congiuntura del Venezuela, “Paese che da anni versa in una drammatica crisi istituzionale, politica, economica, sociale e umanitaria”.

“C’è grave penuria di energia elettrica, generi alimentari, medicine. Sembra tornata disponibile la benzina dopo l’arrivo delle navi cisterna iraniane” afferma per poi aggiungere:

“L’intera classe media è sprofondata sotto la soglia della indigenza a causa della iperinflazione, di una recessione senza precedenti e del conseguente crollo del potere di acquisto, con i salari minimi che si attestano attorno ai 10 euro mensili. All’imbrunire entra in vigore il coprifuoco. La pandemia, il lockdown e il blocco della economia (che accresce i già terrificanti dati sulla disoccupazione) e dei voli acutizza uno scenario di per sé già devastante”.

Quindi, prosegue:

“Alla luce della su esposta drammatica situazione in cui versa questo Paese, sostengo con decisione la proposta dei tre Comites di concedere una deroga agli ex connazionali residenti in Venezuela, consentendo loro di avanzare l’istanza di riacquisto della cittadinanza presso questo Consolato Generale anziché presso un Comune”.

A tal fine, il Console Occhipinti adduce motivi di equità giuridica, e promozione dell’interesse nazionale.

“La legge n. 91/1992 vigente in materia di cittadinanza – scrive – è basata sul sangue (ius sanguinis): gli italiani naturalizzatisi venezuelani non hanno di certo subito alcuna trasfusione di sangue e da 28 anni la legge prevede la possibilità di possedere più cittadinanze”.

Nel giustificare la validità dell’iniziativa sottolinea

“Facilitando il riacquisto della loro cittadinanza verrebbe valorizzato un inestimabile capitale umano, costituito dai connazionali che hanno fornito un contributo determinante allo sviluppo socioeconomico del Venezuela, divenuto – e rimasto fino a 20 anni fa – uno dei Paesi più prosperi al mondo grazie ai nostri migranti. Questi migranti e i loro figli in svariati modi – acquisto di macchinari e di prodotti Made in Italy, turismo delle radici, iscrizioni dei figli presso Università italiane – continuano a fornire un fattivo contributo alla crescita della nostra economia. Facilitare il riacquisto della loro cittadinanza equivale a permettere loro di realizzare il sogno a cui tengono di più: tornare a vivere – studiando e lavorando – nella loro Madre Patria, dopo decenni di sacrifici e di rimesse in favore dei parenti rimasti in Italia.

Molti di loro desiderano scegliere l’Italia come luogo del loro buen retiro, contribuendo a ripopolare borghi oggi semi deserti.

Il Console Occhipinti, è questa una tesi che il nostro Giornale difende da sempre, sostiene che i figli dei connazionali, le seconde e terze generazioni “che studiano o parlano la lingua italiana” potrebbero recarsi a lavorare in Italia o a studiare presso un nostro Ateneo e restarvi, contribuendo così a compensare il drammatico fenomeno della ‘fuga dei cervelli’.

Quindi a conclusione suggerisce anche una possibile via che permetterebbe di soddisfare la giusta rivendicazione dei Comites del Venezuela.

“Lo strumento normativo individuato per la concessione di tale deroga, denominata “riacquisto della cittadinanza per gli ex cittadini in Venezuela” – sostiene -, potrebbe essere una Circolare emanata da MAECI e Min. Interno.

Conclude che “la deroga in parola non comporterebbe alcun onere per le finanze dello Stato. Anzi, sarebbe fonte di cospicue entrate erariali”.

Sosteniamo fortemente, da queste colonne, la positiva iniziativa dei nostri Comites e siamo grati al Console Generale Nicola Occhipinti per la sua sensibilità e solidarietà.

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