I guanti

Guanti di lattice bianchi
Guanti. (Foto di Luisella Planeta Leoni da Pixabay)

Mentre le mascherine dilagano tuttora, noi guanti stiamo lentamente sparendo. Le nostre compagne si mostrano sempre più colorate e firmate. Addirittura ne hanno prodotta una con il buco per la cannuccia qualora non si volesse rinunciare all’aperitivo e avere la coscienza a posto!

In questi tempi di Covid, però, pure noi abbiamo fatto la nostra parte, malgrado sia doveroso ammettere che il nostro tempo è arrivato quasi alla fine.

Non bisogna scordare che un posto nella società ce l’abbiamo sempre avuto e molto prima delle mascherine. Siamo accessori dell’abbigliamento sin dai tempi più antichi, come scudo protettivo o tocco di eleganza. Evoluti nel tempo, oggigiorno la nostra presenza è diventata usuale in svariati ambiti come, ad esempio, nei supermercati, dove ci offriamo per proteggere la frutta e la verdura dalle mani, e nelle pompe di benzina, dove invece schermiamo queste ultime dalle sostanze chimiche e dalla sporcizia. Ambivalenti, no?

Però, meglio non divagare e concentrarsi sul ruolo che ci hanno fatto assumere in questo frangente di pandemia. Al principio non c’eravamo nello scenario, ma le mani si erano cacciate in un grosso problema: non potevano stare ferme e trasportavano il virus qua e là. Così, sono partiti i mille consigli per lavarle e disinfettarle, decine se non centinaia di volte al giorno, al punto che la pelle era sfinita o screpolata o persino invecchiata prematuramente, frutto precisamente dei tanti lavaggi compiuti in svariati modi, ma impraticabili in ogni luogo e circostanza. Quindi, è iniziata la loro giusta rivolta e siamo apparsi noi nell’orizzonte per dare una mano … alle mani!

Difficile abbellirle perché il nostro design non è creativo. Siamo rimasti essenzialmente quello che eravamo nel mondo contemporaneo del monouso: banali e sempliciotti, fatti prevalentemente in lattice o vinile e colorati di verde, azzurro, bianco, nero, oppure trasparente o quasi.

Negli ultimi mesi, il nostro ruolo protettivo si è moltiplicato. Abbiamo continuato a proteggere le affaticate mani della casalinga (o del casalingo) da sostanze aggressive per la pelle o quelle di un esperto professionista dai fluidi corporali, ma soprattutto, siamo serviti come ulteriore barriera contro la diffusione dell’invisibile minaccia. Forse, abbiamo risparmiato qualche impossibile lavata alle mani, però non siamo riusciti ad evitare l’uso indiscriminato di germicidi, perché più di una volta, abbiamo osservato la gente obbligata a disinfettarsi le mani, poi infilarle in noi guanti ed infine disinfettare anche noi. “Una pazzia di disinfezione!” ci ha gridato la pelle…che preferisce essere lasciata in pace.

Inoltre, ci sono certi materiali di cui siamo fatti che giocano a nostro sfavore. Alcuni non fanno traspirare la pelle quindi provocano sudore, ci obbligano ad attaccarci accanitamente alle mani per sentire un “ahhh!” di vero sollievo quando finalmente le liberiamo grondanti, alla faccia alle polveri che ogni tanto ci aggiungono. Talvolta non aiutiamo neppure a percepire correttamente ciò che facciamo toccare, dunque, dobbiamo pure sentire le imprecazioni dei meno educati. Di conseguenza, finiamo gettati con stizza in qualche cestino o insudiciamo l’ambiente facendo compagnia ad una sfortunata mascherina.

Evidentemente non ci vogliono più; eppure siamo spariti dagli scaffali come l’alcool. Al nostro posto, si sono moltiplicati i disinfettanti. Sembra essere il loro turno ma finirà presto anche quello, con l’eterna gratitudine delle falde acquifere.

Quante storie! Mascherine, guanti, disinfettanti. Basta! Uniamoci e combattiamo fino in fondo la minaccia globale; e meglio se spariremo presto tutti, purché venga ripristinato il senso di libertà e la paura svanisca.

Giancarla Marchi