Egitto, fermata un’altra giornalista indipendente

La giornalista egiziana Nora Younis direttrice di al-Manassa.
La giornalista egiziana Nora Younis direttrice di al-Manassa.(newleportale.com)

IL CAIRO. –    Nuovo caso di repressione della libertà di stampa in Egitto: la direttrice di un sito di notizie è stata fermata per oltre un giorno e multata perché dà spazio a una sorta di “giornalismo diffuso” senza autorizzazione, che viene negata da due anni.

Come denunciato dallo stesso sito, da Reporter senza frontiere (Rsf) e Amnesty International, ad essere fermata in redazione mercoledì,  interrogata per ore in commissariato e rilasciata giovedì sera dopo un’udienza in procura è stata Nora Yuonis, direttrice di al-Manassa.

Ex-collaboratrice del Washington Post e militante per la difesa dei diritti umani, la premiata giornalista è stata portata in commissariato dopo un raid in redazione compiuto da otto uomini della sicurezza egiziana che, presentatisi in borghese, non hanno mostrato alcun mandato di arresto e hanno anche sequestrato un laptop.

Il sito-agenzia di notizie di Younis, oscurato in Egitto, si presenta su Twitter come ”la prima piattaforma araba di scrittura partecipativa” ed esorta ad ”aggiungere un articolo: voi siete la vera redazione”.

L’accusa sarebbe quella di gestire il sito, da lei stessa fondato nel 2015, senza autorizzazione, chiesta fin dall’ottobre 2018 senza avere risposta: una tecnica utilizzata dalle autorità egiziane per avere un motivo per oscurare media scomodi e applicato scientemente per al-Manassa, come denunciato da Rsf che ha chiesto l’immediato rilascio della giornalista avvenuto dopo il pagamento di una multa pari a 550 euro, cinque volte un salario minimo egiziano.

L’Egitto è al 166/o posto su 180 nella classifica mondiale della libertà di stampa 2020 della stessa Reporters sans frontieres (Rsf) e si stima in circa 500 i siti di media e ong oscurati dalle autorità dal 2017 (già l’anno dopo l’Onu ne contava più di 400).

Assieme a Cina, Turchia e Arabia Saudita, l’Egitto è fra i quattro Paesi che tengono più giornalisti in carcere. A maggio era stata fermata per qualche ora, e liberata su cauzione dopo proteste internazionali, anche Lina Attalah, direttrice del sito di notizie indipendente (e oscurato) Mada Masr: aveva appena intervistato la madre di un attivista in carcere.

Critica nei confronti del governo egiziano, Younis era stata in posizione di rilievo anche nel quotidiano indipendente al-Masry al-Youm. Le autorità egiziane negano che gli arresti di giornalisti siano dovuti alle loro opinioni e motivano le misure con reati penali.

L’amministrazione del presidente Abdel Fattah al-Sisi, dopo due rivoluzioni (2011 e 2013), dichiaratamente contrasta un pressione destabilizzatrice della Fratellanza musulmana messa al bando sette anni fa: per questo persegue una politica di controllo del dissenso proibendo manifestazioni e perseguendo le esortazioni alla protesta come attacchi alle istituzioni.

É il caso dei post per i quali è in custodia cautelare in carcere da febbraio lo studente egiziano dell’università di Bologna Patrick George Zaky.

(di Rodolfo Calò/ANSA)

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