Nel mondo dieci milioni di contagi, 500 mila i morti

Vista della spiaggia di Santa Monica in California
Vista della spiaggia di Santa Monica in California. EPA/ETIENNE LAURENT

ROMA. – La prima ondata della pandemia è ancora in pieno vigore, solo a guardare la velocità di propagazione negli Stati Uniti, in America Latina, India e Russia. In Cina, inoltre, si torna a parlare di lockdown e l’Europa è alle prese con nuovi focolai.

I numeri del resto parlano chiaro: il Covid-19 finora ha colpito 10 milioni di persone in tutto il mondo e ne ha uccise 500 mila. Con un tasso di infezioni raddoppiato dal 21 maggio ed un milione di nuovi contagi in appena 6 giorni. Negli Stati Uniti la febbre è ancora a temperature vertiginose: oltre 2 milioni e mezzo i casi e 125 mila i morti.

L’epidemia guadagna terreno in 30 Stati su 50, soprattutto i grandi e popolosi Texas e Florida, costretti a reintrodurre restrizioni dopo aver riaperto tutte le attività qualche settimana fa. Solo in Connecticut e Rhode Island il Covid sembra arretrare. Secondo le autorità sanitarie federali, inoltre, gli infetti in tutto il paese sono 10 volte di più.

Neanche in America Latina ci sono indicazioni di una contrazione della pandemia: 63 mila nuovi contagi in 24 ore (38 mila soltanto in Brasile), oltre 400 mila in 6 giorni. E c’è il caso Colombia, al terzo record giornaliero in una settimana ed un bilancio totale che ora è più alto di quello cinese. L’India continua a macinare record, quasi 20 mila nuovi contagi nelle ultime 24 ore, oltre 500 mila in tutto. Con una situazione di estrema gravità a New Delhi, tanto che le autorità locali hanno lanciato l’allarme sul possibile collasso delle strutture di accoglienza.

In Cina, dove tutto è cominciato, ormai sette mesi fa, la preoccupazione si concentra su Pechino, con oltre 300 nuovi contagi legati al focolaio del mercato alimentare di Xinfadi. La situazione nella capitale resta “grave e complicata”, ammettono le autorità locali, che hanno lanciato una vasta campagna di screening, chiuso le scuole, invitato gli abitanti a non lasciare la città e confinato diverse migliaia di persone nelle aree residenziali ritenute a rischio. Nel vicino cantone di Anxin, 60 chilometri a sud, mezzo milione di persone sono state messe in lockdown.

In Iran, che si conferma il paese più colpito in Medio Oriente, il presidente Rohani ha autorizzato numerose province a reintrodurre restrizioni. Ed ha imposto l’utilizzo delle mascherine nei luoghi chiusi. In Cisgiordania, il governatore di Betlemme ha deciso un lockdown temporaneo, almeno per 48 ore. In Israele, il ministro della sanità ha parlato di un “inizio di una nuova ondata”, evocando nuove restrizioni per evitare chiusure più severe.

Quanto all’Europa si registrano segnali altalenanti. A parte la Russia, con 9 mila morti in un giorno, nel resto del Vecchio Continente il numero di casi registrati quotidianamente si è stabilizzato a meno di 20.000 nell’ultimo mese. Eppure l’Oms ha rilevato una “ripresa significativa”. A partire da alcuni nuovi focolai che vanno arginati per evitare il peggio.

In Germania, ad esempio, sono saliti ad oltre 2 mila i contagi nell’area del mattatoio nel Nordreno-Vestfalia. A Leicester, in Inghilterra, quasi 700 casi in due settimane preludono ad un possibile ritorno del lockdown. In Italia, a Mondragone, una mini-zona rossa è già istituita. Nel Balcani sono in vigore da giorni alcune limitazioni alla circolazione tra paesi confinanti.

Nella Repubblica Ceca ci sono stati 300 contagi in 48 ore, un picco da aprile. Al quadro generale bisogna aggiungere il dato confortante degli oltre cinque milioni di guariti. Allo stesso tempo, tuttavia, è necessario osservare che molti paesi stanno testando solo i casi sintomatici o più gravi e alcuni non hanno la capacità di tracciamento su larga scala.

(di Luca Mirone/ANSA)

 

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