Pechino stringe su Hong Kong, “guerra visti” con Usa

Una manifestazione degli attivisti Pro-democratici al Kowloon Bay Mall di Hong Kong. Immagine d'archivio. ANSA/EPA)

PECHINO.  – La nuova e controversa legge sulla sicurezza nazionale fortemente voluta da Pechino per Hong Kong vedrà la luce tra poche ore, alla vigilia del primo luglio, giorno che nel 1997 vide il ritorno dell’ex colonia britannica sotto la sovranità della Cina.

Tra Pechino e Washington, intanto,  è scoppiata la guerra dei visti con l’annuncio, più d’immagine che di sostanza, della stretta per quelli dei funzionari americani che “si sono comportati in modo moltraggioso” sulle vicende di Hong Kong.

Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, illustrando la risposta a un’analoga mossa di Washington, ha chiesto agli Stati Uniti di fermare le sue interferenze sull’ex colonia minacciando in caso contrario “forti contromisure”.

Venerdì, l’amministrazione Trump ha annunciato la stretta sui visti statunitensi per un certo numero di funzionari cinesi non precisati per la violazione dell’autonomia dell’ex colonia.

Il segretario di Stato Mike Pompeo ha spiegato che le restrizioni si sarebbero applicate ad “attuali ed ex” funzionari del Partito comunista cinese “ritenuti responsabili o complici della destabilizzazione dell’alto grado di autonomia di Hong Kong”.

“Il piano di ostacolare l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale non potrà mai prevalere”, ha aggiunto Zhao, secondo cui “per prendere di mira le azioni illecite degli Stati Uniti, la Cina ha deciso di imporre restrizioni sui visti agli individui americani che si sono comportati in modo oltraggioso sulle questioni” dell’ex colonia, ha notato Zhao senza precisare i soggetti nel mirino.

Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Europea e agenzia dell’Onu sui diritti umani hanno espresso timori che la legge possa essere usata per soffocare le critiche a Pechino, con mezzi simili seguiti sul fronte domestico per reprimere il dissenso.

La Cina ha affermato che la nuova legge prenderà di mira solo un piccolo gruppo di persone, mentre affronta separatismo, sovversione, terrorismo e interferenze straniere a Hong Kong con pene che potrebbero contemplare, secondo i media locali, la pena del carcere a vita, parte di un testo ancora sconosciuto e che lo potrebbe restare ancora per diverso tempo.

Domenica il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del parlamento cinese, ha esaminato la bozza del disegno di legge: i media statali hanno riferito l’appoggio schiacciante ricevuto. Il governo centrale ha “una determinazione incrollabile di portare avanti la legge sulla sicurezza nazionale e di salvaguardare sovranità e interessi nazionali”, ha detto la tv statale Cctv, citando un portavoce.

La legge sulla sicurezza nazionale segna “la fine della manipolazione Usa della società di Hong Kong. ‘Un Paese, due sistemi’ continuerà, ma Hong Kong sarà sempre una città cinese.

Non sarà enclave politico Usa”, ha rincarato su Twitter Hu Xijin, editor-in-chief del tabloid nazionalista Global Times.

Per il primo luglio, dopo il diniego alla manifestazione del fronte pan-democratico opposto per la prima volta in decenni dalla polizia a causa del divieto di manifestazioni in tempi di coronavirus, Hong Kong si prepara a una giornata di tensione con lo schieramento di 4.000 agenti in tenuta antisommossa.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)