Frana miniera di giada in Myanmar, oltre 160 morti

Soccorritori portano il corpo di una victima nella mineira di Gyada in Myanmar.
Soccorritori portano il corpo di una victima nella mineira di Gyada in Myanmar. EPA/Myanmar Fire Services Department

ROMA. –   Sono più di 160 i minatori morti nel nord del Myanmar quando una gigantesca frana provocata dalle piogge torrenziali degli ultimi giorni si è riversata in un lago che ha sommerso un’ intera valle e la miniera di giada in cui gli uomini erano al lavoro.

Per molti di loro non c’è stato scampo, annegati  nel mix letale di acqua e fango. Altri, hanno raccontato testimoni oculari, sono riusciti a raggiungere la riva a nuoto. A fine giornata si sono contati 162 corpi e 54 feriti ricoverati negli ospedali della regione, nel cantone di Hpakant vicino al confine con la Cina. Ma il bilancio è destinato a salire.

Il comunicato dei vigili del fuoco che ha fornito il numero dei morti e dei feriti non parla di quanti dispersi ci siano. Le ricerche, interrotte per la notte, sono state rese più complicate dalla pioggia incessante che ha messo a rischio l’incolumità degli stessi soccorritori costretti a utilizzare pneumatici come zattere di fortuna che sono servite quasi esclusivamente a raccogliere i corpi.

Secondo la polizia locale, molti minatori erano andati al lavoro sfidando l’avvertimento delle autorità che avevano messo in guardia sui rischi a causa delle bombe d’acqua che si abbattevano da giorni sull’area.  La giada, di cui il Myanmar è il primo produttore ed esportatore mondiale, è l’unica risorsa per molti abitanti della regione. Centinaia di persone si sono radunate sul luogo nella speranza di trovare  pezzi di giada tra le macerie.

La tragedia è solo l’ultimo di una serie di gravi incidenti. Nel 2015 oltre 100 persone morirono in seguito a una frana analoga. Nel 2019 una colata di fango costò la vita a 50 minatori. L’estrazione della giada è poco regolamentata e impiega molti lavoratori informali. L’anno scorso, riporta la Bbc, è stata varata una nuova legge sul lavoro in miniera ma secondo i critici il governo impiega un numero troppo basso di ispettori con un’autorità assai limitata per fermare il lavoro illegale.

Gruppi di attivisti accusano il militari, i trafficanti di droga e molti affaristi cinesi di controllare il commercio della giada e di impedire uno sfruttamento sostenibile e in condizioni di sicurezza delle miniere.

Negli anni, ricostruisce l’Afp, i giacimenti di giada sono stati sfruttati da importanti compagnie private in joint venture con la Myanmar Gems Enterprise, società pubblica che gestisce le licenze di sfruttamento. Per frenare l’utilizzo selvaggio delle miniere che ha provocato gravi danni all’ambiente il governo ha imposto una moratoria sulle nuove licenze nel 2016 e una serie di regole  più severe.

Così molte gradi imprese minerarie hanno abbandonato alcune aree dove hanno ripreso a lavorare  quasi clandestinamente i gruppi etnici più poveri in condizioni di assoluta insicurezza.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)

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