Volèe, trofei e ciuffo ribelle, i 70 anni di Panatta

ROMA. – Al circolo Parioli era per tutti “Ascenzietto”, il figlio di Ascenzio il custode. Eppure, nonostante un’infanzia vissuta sui campi da tennis e in mezzo alla banda di “ragazzacci” di Nicola Pietrangeli e Bitti Bergamo, l’incontro di Adriano Panatta con lo sport che avrebbe segnato la sua vita avvenne quasi per caso.

“Io volevo fare nuoto, ma i corsi erano già chiusi. ‘Ti ho iscritto al tennis’ mi disse mio padre” racconta nella sua autobiografia ‘Più dritti che rovesci’.

Il talento del futuro campione, che giovedì taglia il traguardo dei 70 anni, sbocciò così all’ombra del jet set della Capitale.

Nel tempo Panatta sarebbe diventato l’inventore di quel tennis anni Settanta che, grazie al suo gioco solare e mediterraneo – un tocco morbido e la predilezione per le volee’ contraapposti al tennis metodico e nordico di un’altra stella come Bjorn Borg – avrebbe contribuito alla popolarità del tennis in Italia, sport che fino ad allora era considerato passatempo per pochi.

Nel palmares del più grande giocatore italiano dell’era open figurano 10 tornei del circuito maggiore in singolare e 18 nel doppio. Porta la sua firma l’unica Coppa Davis tricolore, contro il Cile, nel 1976, anno in cui trionfò anche a Roma e Parigi, raggiungendo il quarto posto del ranking mondiale, suo miglior piazzamento.

A Santiago Panatta vinse entrambi i singolari ed il doppio, in coppia con Paolo Bertolucci. Entrambi vestivano magliette rosse in segno di protesta contro la dittatura di Augusto Pinochet. Era il colore dei fazzoletti sventolati dalle donne che scendevano in piazza alla ricerca dei parenti.

“Lo conobbi in un torneo a Cesenatico, io avevo 11 anni e lui 12 – racconta Bertolucci – e non mi rimase molto simpatico, con quel suo modo di fare romano… a me che venivo da un paesino come Forte dei Marmi. Anni dopo ci ritrovammo al centro federale di Formia dove finimmo in camera insieme. E lì sboccio l’amore”

“Quanti incontri… Io a destra, lui a sinistra- aggiunge- Io quello basso, lui quello alto. Litigavamo anche. Durante una trasferta negli Usa non ci parlammo per due settimane, nemmeno in albergo. Ma io sapevo che sarebbe stato lui a cedere e così fu. Perché Adriano ha un gran cuore, è un generoso. Ma sa anche essere rompiscatole”.

Terminata la carriera agonistica nel 1983, Panatta è stato capitano non giocatore della squadra italiana di Coppa Davis dal 1984 al 1997, guidandola fino alle semifinali nel 1996 e 1997.

Il ciuffo ribelle piaceva molto alle donne. “La figura del playboy impenitente è una favola che mi hanno cucito addosso” va ripetendo lui. Ma carriera sportiva e vita privata sono due strade che corrono l’una accanto all’altra. Loredana Bertè, Novella Calligaris, Mita Medici, Serena Grandi, Clarissa Burt.

Compagne vere o da rotocalco, sono alcuni dei nomi accostati a Panatta nel corso degli anni. Tennis in salsa glamour. Quanti trofei e cuori infranti nei 70 anni del grande Adriano.

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